A partire dalla centralità della figura di Daniele Calabi (1906-1964), la mostra indaga il contesto architettonico e urbano di Padova nel secondo dopoguerra, mettendo in luce una stagione particolarmente intensa dell’attività dell’ingegnere-architetto: quella svoltasi nella città patavina nel decennio, compreso tra il 1950 e il 1960. Una specifica attenzione viene riservata alla vicenda umana del giovane e promettente architetto costretto ad abbandonare i cantieri padovani degli anni Trenta del Novecento di cui era responsabile a seguito dell’applicazione delle leggi razziali. Una “frattura” drammatica, solo in parte ricomposta dalle esperienze progettuali e di vita. Padova accolse le novità importate dall’”esilio” brasiliano, fino a diventare la città a più alta densità di architetture di Daniele Calabi.
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