I primi cento piani regolatori redatti sulla base della legge urbanistica del 1942 e in virtù del decreto interministeriale n. 391 dell’11 maggio 1954, così come i pochi piani maturati tra la fine del secondo conflitto mondiale e la promulgazione del decreto stesso, rappresentano uno spaccato di particolare interesse sia per quanto attiene la cultura del progetto urbano e territoriale del secondo dopoguerra in Italia sia per quanto riguarda quella relativa al governo della città e del territorio. Quella che va in scena negli anni Cinquanta del secolo scorso è la rappresentazione plastica del tentativo che l’Italia – la politica, la pubblica amministrazione, l’urbanistica e, in ultima analisi, la società – ha compiuto per dare alle città e al territorio del nostro Paese un assetto civile e razionale: uno sforzo immane, fondato su alcuni capisaldi legislativi ma al tempo stesso costruito passo a passo definendo contenuti, approcci, procedure che saranno alla base della pianificazione urbanistica italiana negli anni del suo massimo sviluppo, quella che, di fatto, definirà gran parte dei tessuti urbani delle città in cui viviamo. Attraverso l’analisi di alcuni piani regolatori di quegli anni tanto dal punto di vista dei processi quanto da quello dei contenuti, la sessione intende indagare il portato di questa esperienza e i suoi riflessi sulla cultura del progetto urbano e territoriale italiana che dalla seconda metà del Novecento si è riverberata fino ai giorni nostri.
7.2 Città sull’acqua. Pianificazione, gestione dei progetti, innovazione, filosofia
Lo sviluppo, la progettazione e la gestione, nonché lo sviluppo di un pensiero legato alle città sull’acqua costituiscono un paradigma storico da riscoprire. Le città sull’acqua, da Venezia a Hoi An, da Amsterdam a San Pietroburgo, da Dubrovnik a Tenochtitlán, da Hangzhou a Stoccolma, sono frutto di stratificazioni insediative, come nel caso di Venezia o di precise pianificazioni di sviluppo, come nel caso di San Pietroburgo. Lo studio sistematico comparativo e strutturale delle diverse dinamiche. Di pianificazione, sviluppo e gestione di una peculiare urbanizzazione con un rapporto stringente con l’elemento naturale acqua, costituisce un peculiare e quanto mai interessante spunto storico per riflettere sullo sviluppo di città in simbiosi con l’ambiente naturale e di antropizzazione del paesaggio. La riflessione storica e filosofica, nonché la traslazione di idee e rappresentazioni delle città sulle acque hanno prodotto un genere letterario che sebbene diviso da contesti e diversificato in fasi storiche è riconducibile allo stesso paradigma: come si configura. Il rapporto tra città e natura.
7.3 Rapporti dinamici fra storia urbana, sostrato geomorfologico, materiali e fenomeni geologici: storie di città, pietre, terremoti, vulcanismo, frane e fiumi
Coordinatori: Marco Stefani (Università degli Studi di Ferrara) Email:marco.stefani@unife.it
Descrizione sessione
Le strutture, tessuti, spazi urbani possono essere pienamente compresi solo attraverso una ricostruzione diacrona dei loro processi formativi e trasformativi. Il sostrato geomorfologico, il contesto geologico, il quadro fisico hanno esercitato un’influenza fondamentale sulle città, a scale spaziali e temporali diverse, dalla loro localizzazione geografica al livello dei singoli edifici. Fattori molto più antichi della nucleazione urbana hanno spesso esercitato influenze fondamentali. Una città che rivesta una precedente orografia collinare mostrerà caratteri assai diversi da quelli di un nucleo sviluppato in una pianura alluvionale. Il substrato geologico influenza le strutture e le forme dell’architettura anche fornendo materiali litoidi e leganti agli edifici, di tipo assai variabile da regione a regione, un carattere che contribuisce fortemente al Genius loci dell’architettura storica. Ma nelle aree peri-mediterranee, l’attiva dinamica geologica e geomorfologica in atto ha anche direttamente interagito, spesso drammaticamente, con la coeva evoluzione urbana. Gli eventi sismici hanno drammaticamente segnato la storia di numerosissimi centri peri-mediterranei, distruggendo edifici, causando lacune urbane, inducendo la riconfigurazione di intere regioni, si pensi, ad esempio, alla Val di Noto, dopo il 1693 o all’area di Lisbona, dopo il 1755. Anche il vulcanismo, pur più localizzato, ha drammaticamente interagito con l’evoluzione urbana, come nel caso di Catania. La subsidenza ha pure fortemente influenzato l’evoluzione di centri urbani, particolarmente in aree costiere, si pensi alla scomparsa di Spina e Altinum, o ai casi di Baia-Pozzuoli, Ravenna, Torcello-Venezia. Anche l’erosione accelerata o i movimenti gravitativi franosi possono drammaticamente influenzare i nuclei antropici, ad esempio a Civita Bagnoregio. La più stretta, mutua interazione fra azioni antropiche e processi naturali si è avuta però nei centri sviluppatisi lungo fiumi in attiva evoluzione idrografico-deposizionale, si pensi ad Aigues Mortes, Verona, Padova, Ravenna e, caso di interazione particolarmente intima, a Ferrara. Questa sessione è quindi aperta a contributi dedicati a questo vasto spettro di tematiche, con temi che possono spaziare fra architettura, storia urbana, scienze della Terra. La natura stessa di questi fenomeni suggerisce un approccio interdisciplinare, che possa generare un’interpretazione complessiva della storia urbana.
7.4 Strategie, processi e attori della trasformazione delle città storica, tra ibridazioni teoriche, contesti locali ed expertise internazionale
Coordinatori: Pelin Bolca (Politecnico di Torino), Angelo Bertoni (Ecole Nationale Supérieure d’Architecture de Strasbourg) Email:pelin.bolca@polito.it
Descrizione sessione
Molti eventi caratterizzano la storia della città del Novecento: le estensioni urbane e suburbane, il risanamento dei centri storici, le ricostruzioni post-belliche, post-crisi, e gli effetti della decolonizzazione sono alcuni dei temi che devono affrontare gli amministratori locali, gli attori economici e sociali, ma anche i professionisti dell’urbano (architetti, ingegneri, paesaggisti). La sessione intende esplorare in particolare il contributo degli architetti-urbanisti, adottando come chiave di lettura l’analisi di strategie e processi di pianificazione e la circolazione transnazionale di attori professionali, attraverso il prisma della nozione di ibridazione, considerata come progetto e risultato del confronto tra diversi contesti socioeconomici e culture professionali. L’indagine storica sui seguenti temi sarà privilegiata: – La figura dell’esperto. In questi molteplici contesti emerge una nuova figura, quella dell’esperto, spesso un architetto, membro di associazioni nazionali o internazionali e professionista riconosciuto. Questo attore partecipa a diverse reti professionali e fonda la sua pratica sul ruolo centrale attribuito al piano urbanistico e ai suoi strumenti. La ricostruzione di traiettorie professionali è privilegiata. – Realizzazioni e progetti esemplari. Le esperienze condotte sia nel contesto europeo che nelle realtà coloniali o di paesi in fase di rapida urbanizzazione costituiscono interessanti laboratori per l’applicazione dei principi di pianificazione urbana. Il rapporto con le culture urbane, il patrimonio locale e la diversità culturale potrà essere letto attraverso la nozione di ibridazione e adeguamento dei modelli e degli standard urbanistici. – Modelli teorici e le scale di intervento. Molteplici attori contribuiscono alla costruzione di modelli formali e di azione, che mirano a rispondere, tra l’altro, al controllo della crescita urbana, alla definizione del rapporto tra città e campagna o al miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari. La varietà delle scale di intervento e la loro articolazione ai contesti locali merita un’attenzione particolare. – Il ruolo dello studio e dell’analisi della città storica. Una rinnovata visione della città storica ha alimentato una riflessione ricca e complessa sull’urbanistica fin dal momento della sua professionalizzazione, spesso in opposizione ai principi del movimento moderno. Esplorare questa dialettica permette di riconsiderare alcune costruzioni teoriche che hanno caratterizzato il Novecento.
7.5 Gli strumenti dell’architetto: figure, metodi e processi per la costruzione della città in epoca moderna
Coordinatori: Giulia Ceriani Sebregondi (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli), Federico Bulfone Gransinigh (Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara) Email:giulia.cerianisebregondi@unicampania.it
Descrizione sessione
La sessione intende sollecitare un approccio trasversale e pluridisciplinare all’analisi dei processi che hanno determinato la definizione della realtà fisica, la trasformazione e stratificazione del tessuto urbano, della viabilità e della città in epoca moderna. Il punto di vista privilegiato per tale analisi è quello delle figure che, a vario titolo, ne sono state protagoniste: architetti, ingegneri, capomastri o altre figure tecniche. Queste saranno indagate nella loro attività professionale operativa e nella loro formazione pratica. In tale contesto, la conoscenza, il progetto e la costruzione della città avvengono, anche, attraverso l’uso di strumenti e metodi di misura, e di tecniche di rilievo, restituzione e rappresentazione ad essi legate. Rivestono, infatti, un’importanza particolare il rilievo, la sua trasposizione, il disegno e le sue convenzioni, ma anche i modelli tridimensionali, come mezzi utili al processo progettuale e alle osservazioni sulla materialità dell’architettura. Altri aspetti del bagaglio operativo dei variegati profili professionali indagati saranno le perizie di fabbrica, i pareri sulla costruzione e altre prassi amministrative, ma anche gli strumenti e le pratiche di cantiere, con particolare attenzione alla soglia tra l’edificio e la città, come le quinte urbane, le facciate, gli angoli, sia nella fase progettuale che in quella di realizzazione. Il tema potrà essere sondato dalla macro-scala urbana alla micro-scala del cantiere, costruendo una pluralità di voci, che concorrano alla conoscenza dell’attività operativa e delle pratiche materiali dell’architetto. La sessione intende così contribuire, attraverso gli interventi proposti, alla comprensione del mestiere dell’architetto in epoca moderna, alla sua evoluzione e al suo ruolo nella società, e allo stesso tempo sollecitare riflessioni sulla città, sui suoi processi formativi e trasformativi nella loro realtà materiale, sugli attori coinvolti, sui procedimenti del progetto e della costruzione.
7.6 La città frammentata. Da frammenti di edifici a frammenti di tessuto urbano: composizioni, scomposizioni e restauri
Coordinatori: Francesca Lembo Fazio (Sapienza Università di Roma), Veronica Balboni (Università degli Studi di Ferrara) Email:francesca.lembofazio@uniroma1.it
Descrizione sessione
La sessione intende analizzare il tema della frammentarietà – alle diverse scale, dal dettaglio architettonico alle parti di città – da un punto di vista multidisciplinare e con un approccio diacronico, sollecitando la riflessione sulle complesse relazioni immateriali e materiali che intercorrono tra il frammento e il suo contesto nella realtà urbana storica. Nel tentativo di andare ‘oltre’ la poetica del frammento e di superare il concetto di frammento inteso come elemento dotato di autonomia estetica e compositiva, saranno particolarmente apprezzati i contributi interessati ad affrontare questo tema in chiave ermeneutica e fenomenologica, che indirizzino l’attenzione verso le diverse interpretazioni teoretiche e progettuali, storiche o contemporanee, del concetto di frammento in rapporto all’intero di cui è stato parte o in rapporto ad altri frammenti, e che si interroghino sul senso e sul ruolo di queste presenze tangibili nella realtà fisica pluristratificata della città storica. Frammenti di città e frammenti di tessuto urbano, frammenti di edifici e frammenti architettonici inseriti nella città; la dimensione storica e multiscalare dell’indagine offre la possibilità di indagare il fenomeno secondo molteplici spunti tematici: la genesi traumatica o spontanea del frammento, l’interpretazione e la percezione del frammento nel tempo, il frammento oggetto di contemplazione o come elemento di risoluzione progettuale. La percezione della frammentarietà – composta da parti, scomposta nelle parti, bisognosa o meno di risarciture – può essere dunque lo spunto per avviare una riflessione multidisciplinare che coinvolga contributi di filologia, estetica, storia dell’arte, archeologia, restauro. In particolare, si cercherà di orientare la discussione a partire dalle due tematiche prevalenti intorno al tema del frammento: – La poetica del frammento e il frammento come reliquia, reperto, rudere, dotato di autonomia estetica e compositiva. Riflessioni di natura teoretica ed esiti applicativi nella storia della città nei campi del collezionismo, della museologia, dell’archeologia, nella storia dell’arte, nel restauro. – La fenomenologia del frammento e il frammento inteso come elemento instabile e irrisolto all’interno della città. Il frammento come elemento di progetto: riflessioni teoriche, atteggiamenti critici, realizzazioni progettuali, risoluzioni compositive alle diverse scale.
7.7 Fortificazioni urbane: dalla necessità di difesa a quella di paesaggio
Coordinatori: Giulia Casolino (Università degli Studi di Trieste), Alessandra Marin (Università degli Studi di Trieste), Elisabetta Molteni (Università Ca’ Foscari Venezia) Email:giulia.casolino@phd.units.it
Descrizione sessione
Lo spazio dedicato alla difesa della città ha permesso di lasciare in eredità segni e tracce importanti della storia urbana e contrassegnato i margini urbani. Spazi non solo costruiti (dalle semplici mura alla più ampia articolazione di un sistema difensivo costituito da fossati, circuiti di forti esterni, ecc…), ma anche aperti, dedicati alla manovra delle truppe e ad ospitare gli abitanti del territorio extra moenia che vi si rifugiavano, all’ammassamento di beni e strumenti di difesa, fino alla produzione di beni necessari alla sopravvivenza delle città in caso di assedio. In questo senso, è possibile definire il sistema delle fortificazioni urbane come una infrastruttura cittadina flessibile e fondamentale, che ha definito l’immagine e la storia della città per molti secoli. Ma che ha anche costituito uno straordinario strumento di innovazione all’interno della città stessa, nel suo divenire fatto sia di eventi minuti, sia di grandi trasformazioni: ciò in forza della sua longevità e della sua natura modificabile, legata al mutare dell’arte militare, dei rapporti tra città, territorio e tra le diverse parti della città; della sua capacità di influenzare aspetti economici, sociali, politico-giuridici dei processi urbani; della sua attitudine a generale valori patrimoniali monumentali, simbolici, testimoniali, ecc. La sessione si propone di raccogliere una pluralità di interventi, dedicati da un lato al costituirsi di queste infrastrutture urbane e ai loro rapporti con le città in trasformazione, i tessuti urbani collocati al loro interno o che crescevano oltre il confine da esse segnato, ragionando su forme e ruoli, protagonisti e processi, attraverso la lente del “diritto alla difesa” che esse intendono sancire. D’altro canto, invita alla riflessione su un più recente passato e il futuro delle fortificazioni: come componente essenziale, negli ultimi due secoli, delle trasformazioni di città (capitali o meno) che hanno trovato in questi spazi la possibilità di rinnovare la propria immagine, supplire a esigenze di spazi aperti e comuni e di servizi urbani, di accessibilità su diversi mezzi, di nuova edificazione e, più di recente, di paesaggio e bellezza. “Diritti”, questi ultimi, allargati a un numero sempre più vasto di soggetti, sui quali la sessione intende porre una particolare attenzione.
7.8 Città di nuova fondazione: modelli, storie, spazi e organizzazione
Coordinatori: Renato Sansa (Università della Calabria), Giannantonio Scaglione (Università della Calabria) Email:rsansa@unical.it
Descrizione sessione
La sessione intende porre all’attenzione degli studiosi il tema delle città di nuova fondazione in età moderna, quale complesso sistema di processi sociali, amministrativi ed economici. Un palinsesto dinamico da ricostruire attraverso l’ausilio delle fonti dirette o indirette. Negli ultimi anni le città di nuova fondazione, intese come quegli insediamenti sorti sulla base di precise scelte politiche, economiche e architettoniche, ha costituito un tema di ricerca ampiamente frequentato da diversi ambiti del sapere (storia, geografia, architettura, urbanistica etc.), che hanno a loro volta generato vivaci occasioni di riflessioni epistemologiche, dando origine a una eterogenea produzione scientifica. Soprattutto nelle fondazioni avviate durante l’età moderna, le scelte legate alla conformazione dello spazio, sede principale della vita comunitaria, richiamano specifiche definizioni geometriche, caricate di significati simbolici che rinviano a differenti modelli ideali. Si tratta di un insieme di fattori che a vario titolo rimandano alla “forma urbana”, ossia alla conformazione dell’insediamento che, dal Rinascimento in poi, ha assunto essenzialmente i caratteri dell’ordine e della razionalità: impianto a griglia o a scacchiera, assiale o lineare, radiale o poligonale o a forma di stella con un numero variabile di punte. La sessione intende stimolare un confronto interdisciplinare attraverso contributi volti all’analisi delle vicende legate ai nuovi insediamenti urbani, tenendo presente gli studi prodotti sull’argomento negli ultimi anni all’interno di un ampio orizzonte archivistico- storiografico attento alla storia della città e del territorio, ai nuovi di metodi di lettura digitale del tessuto urbano e alle dinamiche del popolamento. Più specificamente, la sessione comprende (ma non si limita a) i seguenti temi: – i modelli urbani delle città di nuova fondazione; – le dinamiche insediative nei nuovi centri; – lo spostamento dei centri urbani in seguito a fattori esogeni con particolare riferimento alle catastrofi naturali; – dialettiche e resistenze tra i promotori delle fondazioni e gli abitanti dei nuovi insediamenti urbani
7.9 Il patrimonio perduto e il recupero della memoria: palazzi nobiliari e spazio urbano oltre le distruzioni
Coordinatori: Simone Fatuzzo (Università degli Studi di Padova), Giulio Pietrobelli (Università degli Studi di Padova) Email:simone.fatuzzo@unipd.it
Descrizione sessione
Tra il XIX e il XX secolo la città è andata incontro a sostanziali trasformazioni che ne hanno modificato l’assetto urbano e il patrimonio edilizio. Intere aree di origine medievale, ritenute ormai insalubri, furono demolite per fare spazio a quartieri moderni dalle ampie strade regolari; zone un tempo periferiche e poco urbanizzate furono lottizzate per offrire alla popolazione in crescita nuovi alloggi; i due conflitti mondiali crearono profonde cicatrici nel tessuto storico delle città mentre la successiva espansione edilizia costituì l’ultimo sistematico colpo subito dal patrimonio storico cittadino. Per quanto riguarda i singoli edifici distrutti, all’interno di questi processi a scala urbana, l’attenzione degli studiosi si è finora maggiormente concentrata sul patrimonio ecclesiastico tralasciando, oltre alla cosiddetta edilizia minore, i palazzi della nobiltà, per secoli residenze privilegiate delle élite cittadine, simbolicamente intrecciate, spesso anche tramite vincoli legali, al ruolo politico, sociale ed economico e alla storia della famiglia. Sacrificati alla modernizzazione della città, a volte anche per il diretto interessamento dei proprietari, o più democraticamente cancellati da bombardamenti aerei e da cataclismi naturali, questi palazzi nobiliari interagivano con il tessuto del quartiere o della contrada in cui sorgevano. Per l’importanza sociale, storica, architettonica e artistica – intrinseca ma non sempre valutata correttamente negli studi proprio a causa della loro scomparsa – tali edifici hanno lasciato spesso numerose tracce negli archivi pubblici e privati, sotto forma di documentazione scritta e iconografica. La sessione intende presentare studi che raccontino le vicende dei palazzi nobiliari e il loro rapporto con il tessuto urbano, in particolare le trasformazioni otto e novecentesche che ne hanno infine decretato la distruzione, seguendo un approccio metodologico interdisciplinare – tra storia urbana, sociale, dell’architettura e dell’arte – condotto su più scale – la città, il quartiere, la contrada, il palazzo –, utile a restituire alla conoscenza ciò che è andato perduto.
7.10 Sociale, industriale, autarchica. Idee di nuove città del XX secolo
Coordinatori: Giorgia Sala (Università degli Studi di Ferrara), Marco Mulazzani (Università degli Studi di Ferrara) Email:giorgia.sala@unife.it
Descrizione sessione
Nel corso del Novecento nascono nuove città contraddistinte da determinate specializzazioni funzionali. Tali organismi sono creati ex novo quale esito di progetti di ampio respiro che, facendo ricorso a diversi modelli, coinvolgono svariati protagonisti. Numerosi professionisti con varie mansioni sono concretamente coinvolti nella definizione degli elementi che caratterizzano la struttura urbana e il funzionamento dei nuovi insediamenti. Eppure, sono soprattutto i committenti delle nuove città, con la loro visione e le loro strategie, ad incidere significativamente e ad ampio raggio su una molteplicità di aspetti, dando un preciso indirizzo alla definizione dell’immagine dei nuovi organismi e imprimendo un determinato significato simbolico all’intera operazione. Esempi italiani quali le città di fondazione dell’agro pontino e la città olivettiana di Ivrea rappresentano casi emblematici di una committenza che si è fatta promotrice di ambiziosi programmi sociali, politici ed economici. Accuratamente studiato risulta il ricorso a determinate scelte formali, compositive e tipologiche nella definizione dello spazio urbano e dei caratteri architettonici delle nuove realtà insediative. Tali scelte sono espressione di una committenza intenzionata a condizionare lo sviluppo dell’insediamento nel territorio. Tuttavia, in molti casi la memoria dei progetti originari non è più presente. La forma della città risulta difficilmente percepibile oppure è contraddetta dalle successive modifiche, pianificate o spontanee, che hanno alterato tanto la scala dell’intervento quanto le sue relazioni con il contesto. Il mutamento delle circostanze che hanno determinato la formazione delle nuove idee di città le ha talvolta trasformate in modelli incompiuti. La sessione intende sollecitare una riflessione sul rapporto che intercorre tra la volontà della committenza e i processi di costruzione delle nuove città. Con l’obiettivo di raccogliere una selezione di casi esemplari, ci si propone di sottoporre tali idee a una verifica a distanza di tempo, con uno sguardo che tenga conto delle differenti scale del progetto e in una prospettiva capace di instaurare un rapporto dialettico tra memoria e futuro.
7.11 Oltre la cortina muraria: materia, maestranze, procedimenti nella costruzione della forma e dell’immagine della città storica
Coordinatori: Rita Fabbri (Università degli Studi di Ferrara), Marco Zuppiroli (Università degli Studi di Ferrara) Email:rita.fabbri@unife.it
Descrizione sessione
La costruzione della città (in epoca pre-industriale) è fortemente legata alla disponibilità di materiali adatti o adattabili all’uso: ciò determina da un lato la messa a punto di procedimenti costruttivi in grado di sfruttare le risorse disponibili (anche quando non ottimali), dall’altro la sperimentazione e il tramandarsi di saperi e regole dell’arte tra le maestranze coinvolte, anche in collaborazione fra loro. D’altro canto esiste, per necessità o per disponibilità economiche, la circolazione di materiali e maestranze da luoghi diversi, per assecondare specifiche intenzioni e ottenere peculiari risultati. Nella storia dell’architettura, l’innovazione delle tecniche costruttive è stata anche la premessa necessaria per nuove possibilità di progettazione e realizzazione. Da questi fattori scaturiscono, nel farsi durante i secoli, le caratteristiche del costruito, con pregi e difetti, in rapporto ai luoghi, ai contesti, al gusto architettonico e artistico, espressi nelle forme e nell’immagine degli edifici e, nel loro insieme, della città. La lettura delle tracce e delle testimonianze costruttive e decorative è fondamentale per disvelare tecniche e modalità realizzative, accorgimenti per la risoluzione delle problematiche, fasi di costruzione e trasformazione, intenzioni figurative e decorative che devono essere correttamente individuate, comprese, rispettate e tramandate al futuro. La sessione si propone di focalizzare l’attenzione su ciò che sta oltre l’aspetto visibile degli oggetti costruiti, per mettere a fuoco il processo che ha condotto all’attuale fisionomia dell’architettura e della città. A questo fine sono molteplici gli strumenti utilizzabili e correlabili fra loro: fonti archivistiche e documenti di fabbrica, caratterizzazione dei materiali impiegati, ricostruzione dei procedimenti realizzativi nel cantiere storico, comprensione delle strutture costruttive nelle loro diverse e interagenti componenti, lettura delle tessiture murarie e delle finiture e decorazioni sovrammesse, esperienze di intervento sulla complessa e concreta materia del costruito storico, con cui deve confrontarsi ogni azione di tutela e restauro.
7.12 Tra natura e artificio: il verde e la città
Coordinatori: Renata Samperi (Università degli Studi di Ferrara), Stefano Zaggia (Università degli Studi di Padova) Email:renata.samperi@unife.it
Descrizione sessione
La sessione intende esplorare le relazioni dinamiche tra la presenza del verde, nelle sue diverse forme, e lo sviluppo urbano in età moderna e contemporanea, considerando situazioni di particolare vicinanza fisica, ma anche di interazione economica, sociale e culturale. Come ampie suggestioni tematiche si propongono, tra i molti possibili, i seguenti casi di studio: – Ville e giardini all’interno delle città, sorti in aree coinvolte in processi di trasformazione, contrazione e dilatazione dell’abitato, con fenomeni di stratificazione e risignificazione di tracce e strutture, nonché di variazione d’uso; – Giardini allestiti in spazi della città circoscritti e nascosti allo sguardo; – La natura in città: orti e prati urbani; – Il verde come strumento di pianificazione urbana: parchi pubblici, viali alberati, passeggiate.
7.13 Forma e Metamorfosi delle città murate: casi di studio a confronto per una corretta conservazione
Coordinatori: Daniela Esposito (Sapienza Università di Roma) Ilaria Pecoraro (Sapienza Università di Roma) Email:ilaria.pecoraro@uniroma1.it
Descrizione sessione
La sessione intende confrontare casi di studio in cui si analizzano le metamorfosi subite dai sistemi murati nel corso della storia delle città. Attraverso la condivisione di metodi di lettura stratigrafica dei borghi murati, s’indagano i nessi materiali, tipologico-architettonico-tecnico-costruttivi, nonché funzionali alla creazione di sistemi di difesa urbani. Da questa struttura materiale, composta da elementi costruttivi finiti (conci, laterizi ecc), riletta in termini diacronici, deriva il cambiamento dell’immagine urbana, che nel tempo ha mutato la facies del suo stesso skyline, dalle origini fino ai nostri giorni. Nel variegato panorama storico che connota i borghi murati italiani, europei e non solo, sorti a cavallo fra Medioevo ed Età Moderna, appare interessante, soprattutto in vista di una loro rinnovata e attuale azione di conservazione e valorizzazione, studiare i rapporti che la natura del sottosuolo e l’orografia dei territori hanno generato con le storie evolutive dei cantieri costruttivi delle cinta murarie antiche. La sessione vuole anche approfondire l’incidenza esercitata sulla preesistenza da parte di processi storico-evolutivi di natura economica e sociale, che hanno ulteriormente modificato l’aspetto e la forma delle mura. Ad esempio, a seguito della vendita dei suoli edificabili posti sugli estradossi delle cinta murarie, con la realizzazione di successive sopraelevazioni, apportando una significativa variazione della densità di aperture sulle murature stesse. La sessione, al contempo, approfondisce eventuali relazioni che la costruzione delle mura di cinta tessono con la scelta dei materiali da costruzione (leganti, inerti, aggregati ecc), delle cave di approvvigionamento, delle tecniche di lavorazione a piè d’opera e in corso d’opera. La sessione è aperta quindi al confronto fra casi di studio analoghi, divergenti o coincidenti per tipologia d’impianto; per evoluzione morfo-tipologica nei secoli; per impiego derivato da condizioni litologico-estrattive particolari, anche in relazione all’ubicazione della cinta muraria rispetto all’andamento di assi viari principali, storici, strategici; nel panorama paesaggistico-fruitivo-visivo delle cinte murarie a ridosso della costa ovvero sui percorsi di crinale in montagna.