E’ aperta la call for paper del Convegno “Palazzi pubblici tra le due guerre” che si terrà il 25 gennaio 2025 nel Palazzo Comunale organizzato da Riattivati e dall’Università di Roma Tor Vergata a cura di Maria Grazia D’Amelio, Lorenzo Grieco, Giacomo Nicolò.
Il convegno di studi Palazzi pubblici tra le due guerre, 1918-1945, a cura di Maria Grazia D’Amelio, Lorenzo Grieco e Giacomo Nicolò è organizzato dall’associazione culturale giovanile Riattivati e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università di Roma Tor Vergata. Si tratta del primo convegno della serie ADMIN: Architettura e Dinamiche Municipali in Italia nel Novecento, coordinata dal gruppo di lavoro dell’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito della ricerca CIVICARC, dedicata al patrimonio architettonico dei comuni italiani.
Nei primi decenni del Novecento, l’unificazione amministrativa promossa dal Regno d’Italia e sancita da diversi interventi legislativi, porta ad una continua modifica degli assetti territoriali che si prolunga fino al primo conflitto mondiale, soprattutto a livello di circondari e distretti, entità intermedie tra le province e i comuni. Negli anni successivi alla prima guerra mondiale, con le nuove conquiste territoriali, si verifica anche un processo di riorganizzazione e razionalizzazione dei confini interni, derivante dalle riforme governative implementate durante quel periodo. La riorganizzazione provinciale del territorio assegna alle città nuovi ruoli, comportando significative trasformazioni nelle architetture civiche, le quali devono adattarsi per accogliere un corpo amministrativo in espansione, necessitando di spazi più ampi e funzionali.
La riforma rende al contempo necessaria la costruzione e la trasformazione degli edifici pubblici destinati a riflettere la rinnovata organizzazione amministrativa: i palazzi del governo, sedi delle provincie e delle prefetture, e i palazzi municipali, denominati “del Podestà” dal nome della carica che sostituisce i sindaci a seguito delle leggi fascistissime del 1926. L’introduzione del podestà, il cui nome evoca la tradizione comunale, cambia il rapporto tra l’ente locale e lo stato centrale, eliminando la possibilità di una rappresentanza democratica attraverso la sua natura non elettiva. In linea con la riforma, anche l’architettura atta ad ospitare gli organi della nuova amministrazione municipale si rifà simbolicamente all’epoca comunale. I palazzi municipali vengono costruiti o ampliati per includere nuovi elementi funzionali, come la torre civica e l’arengo, il balcone da cui le autorità si rivolgono alle masse.
Nonostante l’omogeneità delle direttive formali imposte dal regime, la costruzione dei palazzi comunali e provinciali continua a essere un terreno di sperimentazione architettonica, riflettendo un fenomeno caratterizzato dalla coesistenza di diverse istanze: stilistiche, tecnico-costruttive, funzionali, simboliche e politiche. I palazzi del governo e del comune si integrano infatti in una complessa scenografia urbana che esalta i simboli del potere. Nella città, la casa del comune e il palazzo del governo non sono tuttavia più l’unico centro della vita civile, storicamente opposto alla chiesa. Ora devono confrontarsi con altre strutture architettoniche simbolo del potere, come le case del fascio e della GIL, che spesso ne replicano le forme (si veda la competizione tra la torre civica e la torre littoria/dei martiri fascisti) e ne contendono il primato visivo e politico.
In quest’ottica, il caso di Rieti, risulta particolarmente emblematico. Il palazzo Municipale, risalente al XIII secolo, già riformulato nel XVI secolo da Jacopo Barozzi da Vignola e a metà del XVIII secolo da Filippo Brioni, è danneggiato nel 1898 da un terremoto, che motiva il rifacimento, sotto la direzione di Cesare Bazzani, del 1909. Nel 1923 il circondario di Rieti fu staccato dalla provincia di Perugia ed entra a far parte della Provincia di Roma; nel 1927 il circondario di Rieti è elevato a rango di a rango di provincia. Il nuovo ordine, richiedendo maggiori spazi per gli uffici amministrativi, è alla base del progetto di estensione del palazzo elaborato da Giuseppe Battistrada che, a partire dal 1939 realizza una massiccia torre civica. Sebbene conclusa solo nel 1956, la torre mescola la tradizione architettonica comunale-medievale agli stilemi del razionalismo, sintetizzando efficacemente la storicizzazione dell’istituto municipale proposta dal regime. Con la creazione della Provincia di Rieti, gli uffici del neonato ente e della Prefettura furono inizialmente sistemati nello storico Palazzo Vincentini, a pochi passi dal municipio, riadattato e decorato con rappresentazioni legate alla storia della Sabina. Solo nel dopoguerra gli uffici della provincia furono trasferiti nel palazzo oltre Velino, mantenendo la vocazione rappresentativa dell’edificio, già sede della GIL.
TEMI E ARGOMENTI
Sulla scorta di tali considerazioni, il convegno mira ad analizzare tali caratteri attraverso una selezione di casi studio sul territorio italiano e con focus specifico nelle città di nuova fondazione. In tale sede si analizzeranno tanto i palazzi municipali quanti quelli del governo realizzati per ospitare gli enti provinciali e le prefetture, o rappresentativi dell’organizzazione fascista del territorio. Attraverso la comparazione dei progetti, si vogliono delineare caratteri comuni e innovazioni tipologiche. Al contempo, il convegno vuole esaminare la corrispondenza tra le politiche amministrative e l’architettura dei palazzi delle amministrazioni, ridefinita dalle esigenze cerimoniali e di propaganda, sia in termini di distribuzione interna che di eloquenza linguistica. Si invitano studiose e studiosi a presentare contributi sui seguenti temi, relativi al periodo tra le due guerre mondiali:
– Riforme amministrative e relativo impatto sul governo del territorio e della città
– Trasformazioni degli edifici pubblici storici e delle loro funzioni
– Il rinnovato rapporto con la tradizione comunale nella costruzione dell’identità civica
– Casi studio di palazzi municipali, provinciali o prefettizi
– Propaganda e rappresentazione politica negli apparati decorativi dei palazzi pubblici
INVIO DELLE PROPOSTE
Gli interessati dovranno inviare un abstract di massimo 2.500 battute spazi inclusi, un breve profilo biografico dell’autore/degli autori e un’immagine rappresentativa del tema entro il 15 novembre 2024. La proposta dovrà essere inviata contestualmente agli indirizzi mail riattivaticultura@gmail.com, damelio@uniroma2.it, lorenzo.grieco@uniroma2.it. I risultati della selezione delle proposte saranno comunicati entro il 29 novembre 2024.
INFO
La partecipazione al convegno in qualità di relatori non prevede quote di iscrizione. Si segnala che gli interventi si svolgeranno in presenza, salvo casi eccezionali. La partecipazione come uditori è libera, fino a esaurimento posti.
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