1.1 Processi di trasformazione della città costruita: censimenti, misure e quantificazioni
Coordinatori: Francesco Trovò (Università Iuav di Venezia) Email:trovo@iuav.it
Descrizione sessione
Ogni città è anche costruita, formata da edifici antichi e recenti e già molti sono gli studi dedicati alla descrizione dei modi di costruzione degli aggregati urbani, organizzati come repertori di caratteri, forme, modi e tecniche storiche. Considerando la finalità di miglioramento degli obiettivi di tutela delle parti di città espressione di valori identitari e significativi, assumono rilievo tutti quegli studi e censimenti in grado di documentare e, di conseguenza, di mettere a disposizione di un pubblico vasto – dagli amministratori agli operatori – le modalità di intervento svolte, consentendo potenzialmente di misurare la distanza, più o meno elevata, degli esiti in particolare rispetto agli obiettivi e agli standard di conservazione della consistenza dell’edilizia consolidata e del paesaggio urbano storico. A titolo puramente indicativo, in Veneto, grazie all’impegno della Federazione Regionale degli Ordini degli Architetti (FOAV), è stato creato un portale di censimento degli interventi di restauro svolti negli ultimi anni, la cui implementazione consentirà di acquisire uno spaccato realistico dell’attività edilizia sull’edilizia storica, sia puntuale che relativa alla tendenza in atto, potenzialmente utile per la definizione di strategie future. Spesso tali attività di censimento e analisi hanno riguardato strumenti normativi di scala nazionale, come quello relativo agli interventi svolti a Venezia su edifici privati della città antica grazie ai finanziamenti della Legge Speciale nel periodo 1984-2001, che offre un quadro abbastanza chiaro, con elementi negativi e positivi, utile riferimento per la programmazione di nuove misure. Altre esperienze simili sono state condotte in altre regioni e città del Paese. Si pone infine il tema dell’esito degli interventi riconducibili all’applicazione dei cosiddetti bonus (sisma bonus, bonus facciate ed ecobonus), dei quali oggi, oltre a cifre sulla diffusione dei casi, sono disponibili solo rare descrizioni di singoli interventi su riviste specializzate. Si auspica pertanto lo svolgimento e la diffusione di letture sistematiche su un numero maggiore di casi, sia pur circostanziate e riconducibili a contesti geografici, epoca di realizzazione degli edifici interessati, criteri morfologici, d’uso, ecc., che possano consentire una valutazione quantitativa dell’impatto di tali misure e sostanziarne un giudizio complessivo utile per migliorarne l’efficacia in un prossimo futuro.
1.2 La nascita di una scienza della città in un confronto tra Spagna e Italia
Coordinatori: Juan Calatrava Escobar (Universidad de Granada), Guido Zucconi (Università Iuav di Venezia) Email:jcalatra@ugr.es
Descrizione sessione
Nonostante i forti vincoli culturali, poche sono state finora le occasioni di confronto tra Spagna e Italia, più spesso impegnate in un rapporto ravvicinato con la confinante Francia. Ora il tema della città misurata offre una buona opportunità per comprendere tempi e modalità in cui, in entrambi i paesi nel corso del XIX secolo, si situa il passaggio da un atteggiamento romantico-impressionistico ad uno sistematico, sempre più basato su indagini quantitative. Più che su scorci pittoreschi o monumentali, l’occhio freddo dell’osservatore ora si rivolge ai tanti aspetti che riguardano il funzionamento dei centri urbani, come se si trattasse di dare vita ad una vera e propria “scienza della città”. Sia in Spagna sia, in Italia, la città diventa per la prima volta un campo di studi, riflessi non solo nei numeri e nei grafici delle inchieste, ma anche nei reportage giornalistici (spesso concepiti come saggi di sociologia); occorre perciò domandarsi quando e come nei due paesi, arriverà ad influenzare sia il campo della fiction (si veda in Italia la nascita del “verismo”, e di tendenze simili in Spagna) e sia quello della fotografia (con i cosiddetti “palombari”). Conseguentemente a queste premesse, la sessione sarà aperta a contributi di tipo trasversale che riguardano non soltanto l’opera di attori tradizionali come ingegneri, architetti, riformatori, amministratori locali (e più tardi urbanisti), ma anche quella di medici e letterati. A questi si aggiunga poi una schiera di nuovi scienziati, specialisti in economia, statistica, sociologia, antropologia.
1.3 Misurare la qualità ambientale per il progetto di recupero e valorizzazione della città storica
Coordinatori: Marta Calzolari (Università degli Studi di Ferrara), Filippo Calcerano (CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche), Pietromaria Davoli (Università degli Studi di Ferrara), Elena Gigliarelli (CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche), Letizia Martinelli (CNR, ISPC Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) Email: marta.calzolari@unife.it
Descrizione sessione
Sin dalle origini l’uomo ha costruito la propria abitazione, e poi i villaggi e le città, per trovare riparo e controllare il microclima. Tuttavia, il processo di urbanizzazione degli ultimi decenni ha portato alla progressiva perdita delle strutture originarie degli spazi esterni delle città storiche con conseguente aumento dell’effetto isola di calore e una minaccia per la qualità della vita. Le buone pratiche antiche, se ancora presenti, sono note principalmente in termini intuitivi o qualitativi mentre oggi è sempre più necessario “misurare la qualità”, utilizzando sia parametri oggettivi sia valutazioni soggettive difficilmente quantificabili. Gli spazi aperti urbani, insieme al rapporto con il fabbricato e l’involucro edilizio, sono una risorsa fondamentale per migliorare la qualità ambientale e attrarre un turismo più sostenibile. Questa combinazione di fatti implica serie sfide per le città. La valorizzazione dell’aspetto climatico-ambientale delle città storiche è di vitale importanza per promuovere città che siano in grado di resistere ai cambiamenti climatici, per sostenere una pianificazione urbana sostenibile e per promuovere la mitigazione climatica, come sottolineato anche dal quadro nazionale e internazionale (tra cui il programma PNRR, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’UE, le convenzioni dell’UNESCO, la guida dell’OMC). L’obiettivo di questa sessione del convegno è presentare contributi che approfondiscano l’utilizzo di tecnologie innovative (hard e soft) per valutare e valorizzare la qualità ambientale delle città storiche, tenendo conto della morfologia del tessuto urbano, delle caratteristiche dei materiali, dei modelli di destinazione d’uso e dell’impatto sul microclima. La sessione mira anche a valutare l’influenza economica e la fattibilità dei processi di valorizzazione climatica-ambientale delle città antiche e la determinazione di nuovi flussi sociali o attività produttive.
1.4 Il ‘nuovo’ sguardo sulle città e sul territorio italiano tra Otto e Novecento: mappe catastali e aerofotografie per la Digital Urban History
Coordinatori: Alfredo Buccaro (Università degli Studi di Napoli Federico II), Francesca Capano (Università degli Studi di Napoli Federico II) Email:buccaro@unina.it
Descrizione sessione
La produzione cartografica italiana del secondo Ottocento annovera rilievi sempre più precisi alla scala urbana e territoriale, preziosi per l’analisi storica della città. Ma, alla fine del secolo, nuovi mezzi di misurazione e rappresentazione del territorio italiano si rendono disponibili: a seguito della legge del 1° marzo 1886, i comuni si dotano di un catasto geometrico-particellare, che per alcuni di essi è il primo rilievo scientifico del tessuto edificato e di quello rurale. Questa cartografia diviene, oltre che un mezzo di controllo fiscale, una base fondamentale per la progettazione delle grandi infrastrutture urbane e suburbane nell’Italia postunitaria: omologata in ambito nazionale, essa offre l’occasione per saggiare le diversità urbane in un’epoca di radicali trasformazioni urbanistiche. A partire dal primo dopoguerra, un altro strumento di conoscenza si aggiunge a quello catastale: la fotografia aerea, destinata a segnare una vera rivoluzione nello ‘sguardo dall’alto’ sulle realtà urbane del Novecento. Le avioriprese a diverse quote, affidate all’Istituto Geografico Militare, vengono utilizzate per la formazione di mappe aerofotogrammetriche sempre più fedeli ai caratteri del territorio, ma soprattutto rappresentano le prime immagini aeree dei comuni italiani. Questi nuovi mezzi iconografici segnano l’interesse verso uno sguardo ‘particolare’ sulle realtà urbane, descrivendo città e territori in una congiuntura storica epocale, precedente sia alle devastazioni belliche che alle successive abnormi espansioni edilizie. Nell’ambito della recente diffusione della Digital Urban History, ossia l’applicazione degli strumenti digitali allo studio della storia urbana, tale repertorio iconografico risulta particolarmente adatto, in aggiunta a quello già noto per le epoche precedenti – si pensi solo alle cosiddette mappe ‘pre-catastali’ dei secoli XVI-XVIII – nella formazione di database che, attraverso l’uso del Geographical Information System (GIS), siano implementabili e interrogabili su vari layer, anche a supporto della politica di salvaguardia affidata alle pubbliche istituzioni. La sessione intende accogliere contributi che affrontino lo studio delle trasformazioni urbane e territoriali attraverso questi importanti mezzi d’indagine, indispensabili per la conoscenza dell’evoluzione dei centri storici italiani e della loro stessa identità, ma anche per il loro recupero e valorizzazione.
1.5 Città e migrazioni nell’Europa meridionale (1600-1900)
Coordinatori: Camilo Fernández Cortizo (Universidad de Santiago de Compostela), Domingo González Lopo (Universidad de Santiago de Compostela) Email:camilojesus.fernandez@usc.es
Descrizione sessione
Le città sono importanti centri di attrazione ed espulsione della popolazione. La loro crescita demografica ed economica dipende, in larga misura, dalle migrazioni. Di conseguenza, questa sessione propone l’analisi dei fenomeni e dei processi, di natura statistica e demografica, che condizionano le dinamiche urbane e la configurazione della rete urbana nella Europa meridionale, tra il 1600-1900: – Fonti socio-demografiche: tipologia documentale e quantificazione dei flussi migratori. – Crescita demografica e migrazioni (internazionali, interne, campagna-città, interurbane). – Città e migrazioni: analisi comparata e transnazionale. – Immigrazione e popolazione straniera. – Periodizzazione temporale: quantificazione ed evoluzione dei flussi. Saldi migratori. – Geografia dei flussi migratori: aree di partenza e di destinazione. – Luogo di residenza e distribuzione urbana degli immigrati. – Condizioni personali e attività professionali degli immigrati. – Struttura della popolazione urbana: determinanti migratorie. – Migrazioni e mercato del lavoro: emigrazione económica. – Migrazioni e situazione política: esilio político. – Città di confine: modelli di mobilità.
1.6 Insediamenti rurali e paesaggio: l’interpretazione di fonti amministrative e fiscali per la ricostruzione ambientale e paesaggistica
Gli Stati di antico regime si dotano, in modo sempre più strutturato e sistematico tra Sei e Settecento, di strumenti di amministrazione del territorio che indagano in modo capillare le risorse locali, le attività produttive, gli assetti naturali e le vicende sociali che condizionano la vita e i quadri insediativi e infrastrutturali delle comunità rurali. La qualità e la quantità di tali fonti determinano la possibilità di ricostruire quadri ambientali e sociali, secondo metodi che la storiografia ha consolidato nel corso del Novecento, con affondi critici particolarmente attenti alle vicende fiscali e alle ricognizioni amministrative, utilizzate come fonti per la storia locale e per la costruzione di affreschi socio-economici regionali. La sessione si propone di mettere in dialogo e in confronto ricerche recenti che, facendo tesoro dell’approccio filologico consolidato nello studio di tali fonti documentarie, affrontino il rapporto tra storia ambientale e storia del paesaggio, intese come sistema di relazioni tra risorse e valori, tra dinamiche di antropizzazione e processi di costruzione di significato.
Può perdersi un robot in città? Può la città sfuggire o non essere calcolata dall’intelligenza artificiale? L’ipotesi che questa sessione intende esplorare è che l’esistenza stessa della città o dell’idea della città intelligente sia basata sull’intrinseca non computabilità e non rappresentabilità della città da parte di (una) intelligenza specifica. Storicamente la città non è stata solo un oggetto ma anche un modello di computabilità. Le piante di Roma, i progetti militari di Francesco di Giorgio, gli infiniti giardini barocchi, la griglia di Barcellona di Cerdá, le “incisioni” dei viali di Parigi di Haussmann, la Ville Radieuse di Le Corbusier e i reticoli urbani di Christopher Alexander, tra tanti altri esempi, non erano solo progetti o rappresentazioni di (ciò che poteva essere calcolato nella) città, ma anche modelli volti a codificare e calcolare la forma e lo spazio della città. In contrasto, o in opposizione a tale ambizione di calcolo totale, la città ha incarnato anche un limite o un’impossibilità di computabilità, come una potenziale libertà ed emancipazione sociale insita proprio in questa non computabilità. Dal girovagare per le fogne parigine di Jean Valjean e lo sbarramento dei viali nella Parigi dell’Ottocento, alla Dérive psicogeografica dei situazionisti nel Novecento, la città moderna è stata l’irrappresentabile e non computabile, impossibile da sussumere o codificare sotto un “occhio solare”, per prendere in prestito un termine da de Certeau. È questa vicinanza tra la città come assoluta strumentalizzazione dell’intelligenza o “smartness” da un lato, e la città come ciò che innesca e fa scattare tale intelligenza, che sostiene la città sia come un sito epistemologico sia come politico. Questa sessione invita ricerche che esplorano proprio tale vicinanza, in un’epoca di intelligenza artificiale in continua espansione. Le indagini possono essere critiche e operative, storiografiche e architettoniche, disciplinari o interdisciplinari. In quali modi e sensi e in quali condizioni epistemologiche e politiche si può parlare di intelligenza urbana? Ci sono esempi di quest’ultimo? In che modo la strumentalizzazione di tale intelligenza influisce sulla forma e sullo spazio della città?