Comitato: Chiara Devoti (Politecnico di Torino – DIST), Filippo De Pieri (Politecnico di Torino – DAD), Marco Pretelli (Università di Bologna).
Referente: Luca Mocarelli (Università di Milano Bicocca).
In questa Macrosessione la questione dell’adattabilità sarà affrontata in una prospettiva di lungo termine e in una condizione che prescinda da accadimenti eccezionali di qualunque natura. Si invita piuttosto a riflettere sui modi in cui le città riescono ad affrontare circostanze “normali” e verificare il grado di adattabilità delle città ai cambiamenti strutturali. In altri termini, come le città vivono, gestiscono e fronteggiano processi su larga scala che possono perdurare anche per decenni. Tale ambito di lavoro può essere affrontato per qualsiasi periodo storico, relativamente a diversi aspetti e a studi di singoli casi, letti secondo approcci comparativi. Esso include anche re-interpretazioni di fenomeni noti.
Più specificamente, la macro-sessione comprende (ma non si intende limitata a):
Processi sequenziali.
Molti di questi processi hanno un carattere sequenziale, come nel caso dell’industrializzazione e della successiva deindustrializzazione. Sarà importante capire se una città è in grado di gestire con successo tali processi, se si tratti di casi isolati oppure di esperienze che possano essere condivise e, in tal caso, per quali motivi.
Regolamenti, tra forme di adattamento e di restrizione
Convivenza e forme di vita collettiva impongono nelle città il rispetto di regole, stabilite dalle amministrazioni e dai poteri (civili, religiosi, militari, ecc.). In una lunga prospettiva storica, tali regole sono state perpetuate, variate, abolite o al contrario limitate, originando processi di adattamento o continue fluttuazioni tra forme di adattabilità e, al contrario, di rigidità i cui effetti sono percepibili in indagini di lungo periodo.
Palazzi in forma di città come modelli di resistenza e di risposta alle crisi.
Questo tema riguarda architetture che ospitano forme di vita collettiva, richiamandosi alla ben nota definizione di Baldassarre Castiglione. Vi si possono comprendere non soltanto il palazzo ducale di Urbino, ma anche altri complessi come i monasteri cistercensi e gli alberghi dei poveri, secondo una cronologia di riferimento molto ampia che può arrivare fino ai progetti di Le Corbusier. Tale forma abitativa, in modo trasversale, coinvolge anche strategie politiche e diversi protagonisti, dalle comunità agli architetti e ai committenti: riguarda, dunque, città e territori ma anche individui e società.
Housing.
Come possono l’organizzazione dell’alloggio e usi sociali degli spazi abitativi adattarsi (oppure resistere, o non adattarsi) ai mutamenti, influenzando il più ampio contesto sociale, economico o culturale? La questione potrebbe essere affrontata per qualunque periodo storico, concentrandosi non solo sugli ambienti domestici ma anche sul loro ambiente circostante, indagando i mutevoli confini i tra le sfere del privato, del pubblico e del collettivo.
Città storica e usi del patrimonio.
La Convenzione di Faro ha imposto una profonda revisione nel rapporto tra cittadinanza e patrimonio architettonico; a questo cambiamento, si sono poi aggiunte le norme di prevenzione anti COVID. Con l’introduzione del Green Pass per l’accesso ai musei, con la necessità di mantenere la distanza, la cultura della conservazione sta vivendo cambiamenti nei modi di utilizzare il patrimonio, rispetto ai quali la sezione si propone di fare il punto.
Altri temi
Interpretazioni aggiuntive dell’area di lavoro proposta dalla Macrosessione