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3.1 Città come crocevia di commercio, conoscenza e innovazione: reti di scambio e trasformazione culturale

Coordinatori: Luisa Lombardo (Università di Palermo); Farzaneh Aliakbari (Politecnico di Torino)
Email: luisa.lombardo01@unipa.it

Descrizione sessione

Nel corso della storia, città, paesi e insediamenti rurali si sono sviluppati lungo le principali rotte commerciali e culturali, diventando crocevia fondamentali per la trasmissione di conoscenze, materiali e tradizioni. Alcuni, come i porti mediterranei e le città carovaniere, sono emersi come centri nevralgici per il commercio e la diplomazia, mentre altri, situati lungo percorsi di pellegrinaggio o vie della transumanza, hanno facilitato incontri tra diverse popolazioni e la formazione di identità ibride. Questi insediamenti erano profondamente connessi ai loro paesaggi circostanti, modellati da un’interazione costante tra fattori ambientali, sociali ed economici.

Questa sessione mira a fornire una prospettiva olistica sulle reti urbane e territoriali che hanno strutturato il movimento di beni, persone e idee, evidenziando il ruolo che città, isole, villaggi e snodi commerciali hanno svolto come spazi di interazione e trasformazione. Attraverso l’analisi di casi studio provenienti da contesti europei e non europei, la sessione favorisce il dibattito su come questi insediamenti abbiano funzionato non solo come punti di scambio economico, ma anche come arene di interazione culturale, innovazione architettonica e trasmissione di conoscenze tecniche e artigianali. Particolare attenzione sarà dedicata ai contesti storici in cui la circolazione di materiali da costruzione, tecniche costruttive e forme artistiche ha contribuito a ridefinire il patrimonio locale, con un focus su importanti reti commerciali come le rotte del Mediterraneo, dell’Atlantico, dell’Oceano Indiano e le vie terrestri eurasiatiche.

Le principali questioni affrontate includono (ma non si limitano a): Quali tipi di identità hanno ereditato questi insediamenti urbani e in che modo hanno definito il loro patrimonio? In un mondo in cambiamento, con il declino di alcune rotte commerciali e l’isolamento di alcuni insediamenti, come possono essere rivitalizzati come percorsi culturali? In che modo gli insediamenti urbani lungo le storiche rotte commerciali possono diventare (o sono diventati) attivi nella riformulazione delle rotte stesse come “percorsi culturali”? Come può una prospettiva postcoloniale essere applicata allo studio di queste reti per comprenderne la trasformazione e il potenziale attuale nel promuovere società inclusive e resilienti? Quale ruolo giocano oggi gli incontri interculturali in questi insediamenti urbani nella costruzione di comunità più solide? In che modo il flusso di materie prime, tecnologie e competenze artigianali ha influenzato la costruzione e la trasformazione delle città storiche? Come possono le rotte storiche essere reinterpretate oggi come strumenti per connettere territori e comunità?
Accogliamo contributi su questi temi da una prospettiva storica, urbana, culturale e architettonica, con particolare attenzione al valore del patrimonio condiviso e delle reti commerciali per la ricerca, la conservazione e la valorizzazione culturale.


3.2 Mercati all’aperto: cosa resta dopo

Coordinatori: Antonio Mastrogiacomo (Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria); Aurorarosa Alison (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Email: a.mastrogiacomo@abarc.it

Descrizione sessione

La destinazione di una particolare area scoperta a mercato si deve in primo luogo alla versatilità di suddetta area nel presentarsi disponibile a più funzioni nel corso della giornata, della settimana, dell’anno. Momento imprescindibile della vita economica di una società, il mercato all’aperto non giova affatto della sua ultrasecolare tradizione se messa in rapporto ad altre forme di scambio più recenti che hanno indebolito la sua fortuna, non il suo valore. Quando non beneficiario di quella risonanza culturale e turistica che di fatto ne prolunga il corso e ne riscatta la fama, il mercato all’aperto soffre la gestione degli spazi in rapporto al costo del loro mantenimento.

La versatilità di un’area mercatale all’aperto piuttosto grande si presta tuttavia a sviluppi ulteriori legati alla possibilità di promuovere iniziative che sappiano adeguarne i tempi a diverse forme di socializzazione. In alcuni casi le risposte offerte dalla politica ruotano attorno alla produzione di grandi eventi da alternare alla più semplicistica riduzione in formato parcheggio della stessa area, promuovendo allo stesso tempo un’etica del risanamento di bilancio che si riverbera nei dispendiosi raduni di massa. In altri casi, è proposta una riqualificazione urbanistica che possa ridisegnare costumi e abitudini in relazione ad alternative forme di socializzazione.

Quando lasciati all’abbandono da parte delle istituzioni, tali spazi iniziano a diventare espressione di altri rapporti di aggregazione, per lo più messa in forze da comunità straniere che cominciano a vivere l’area nei tempi lasciati altrimenti vuoti grazie ad abituali appuntamenti fatti di momenti conviviali se non proprio di particolari dinamiche di gioco. In altri casi, meno fortunati, tale area può prestarsi a una trasformazione in terra di nessuno.

Questa sessione intende esplorare le trasformazioni degli spazi mercatali all’aperto, interrogandosi sulla loro capacità di adattarsi a nuove funzioni e forme di socializzazione, nonché sulle strategie politiche ed economiche che ne ridefiniscono il destino. Invitiamo ricercatori e studiosi a proporre contributi che approfondiscano questi temi, offrendo prospettive interdisciplinari sulle dinamiche urbane e sulle pratiche di riuso degli spazi, presentando contributi su particolari casi studio che possano intrecciare, anche dialetticamente, il concetto di versatilità in rapporto ai mercati all’aperto.


3.3 Città portuali euromediterranee. Trade Hubs e Supply Chain Managment tra Rinascimento e rivoluzioni industriali.

Coordinatori: Benedetto Ligorio (Sapienza Università di Roma)
Email: benedetto.ligorio@uniroma1.it

Descrizione sessione

Lo sviluppo delle città portuali in età moderna è stato lento e caratterizzato da una arricchente ibridazione culturale che travalicava l’ordine geopolitico.
Città come Napoli, Messina, Dubrovnik, Barcelona, Palermo, Bari, Genova, Split, Ancona, Marseille, Crotone, Istanbul, Izmir, Thessaloniki, Kotor, Venezia, Trieste, ebbero sviluppi e storie divergenti ma strutturalmente caratterizzati dalla capacità di convogliare nei propri porti merci e risorse provenienti dall’entroterra o importati attraverso network portuali internazionali.
Da un punto di vista economico-urbanistico analizzare con attenzione i sistemi di Supply Chain management che determinarono il successo di questi porti è di rilevante importanza per comprendere la storia delle strategie di sviluppo euro-regionali nel Mediterraneo. Al contempo, un ampio arco cronologico consente di cogliere le dinamiche di crescita, decadenza e sviluppo della rilevanza di nuovi centri portuali sull’onda delle innovazioni economico politiche: è il caso dell’emersione per rilevanza di Marseille sul versante occidentale europeo e successivamente e in Adriatico di Split in connessione con i mercati bosniaci, della Bari Murattiana e di Trieste asburgica. Mentre permanevano tradizioni consolidate rafforzate da posizioni peculiari: Palermo, Napoli, Venezia e Dubrovnik e realtà che fondavano la loro peculiare fortuna sul controllo degli stretti strategici sul commercio mediterraneo: Istanbul e Messina.
Comprendere quanto siano mutate le strategie di espansione dei trade Hubs dal Rinascimento alle Rivoluzioni industriali, consente anche di focalizzare l’attenzione sugli aspetti socioeconomici che caratterizzarono la vita dei centri portuali. L’afflusso di popolazione rurale, lo sviluppo delle dinamiche di lavoro intorno alla cantieristica e alle attività portuali e come queste determinarono lo sviluppo industriale delle regioni e della città.


3.4 Il potere del cibo: luoghi e spazi del sistema agricolo-commerciale nelle aree interne

Coordinatori: Daniela Stroffolino (Consiglio Nazionale delle Ricerche)
Email: daniela.stroffolino@isa.cnr.it

Descrizione sessione

La sessione propone una riflessione sul potere ascrivibile alle produzioni alimentari di disegnare il paesaggio e il tessuto urbano dei paesi nelle aree interne. In esse, dove da sempre le comunicazioni sono più difficili, la rete dei commerci messa in atto attraverso le fiere stagionali e i mercati settimanali, acquistava per le popolazioni locali la massima importanza creando dei poli autonomi e interconnessi, autosufficienti rispetto ai centri urbani capoluogo di provincia. Le “vie del grano” che attraversavano le aree interne dell’Appennino meridionale, sono il prototipo di questo modello: strade che mettevano in collegamento le aree di produzione con quelle di consumo o smistamento, lungo le quali fiorivano commerci, strutture architettoniche di supporto, produzioni complementari. Tali condizioni favorevoli venivano meno per i territori più lontani dalle grandi vie commerciali, per i quali la presenza di questi luoghi di scambio settimanale diveniva essenziale.
La sessione intende mettere a confronto le realtà che nei secoli si sono venute a determinare in quelle aree, oggi afflitte dall’abbandono e lo spopolamento, in passato autosufficienti grazie ad un’economia circolare. Pertanto, si propone di raccogliere studi che analizzano questo fenomeno senza limiti cronologici, ma solo geografici e territoriali, focalizzati come si è detto sulle aree interne.


3.5 L’area del Mercato di Salonicco: le sue risorse storiche e la sua rigenerazione

Coordinatori: Styliani Lefaki (Aristotle University of Thessaloniki); Venetia Tsakalidou (Aristotle University of Thessaloniki)
Email: styl.lefaki@gmail.com

Descrizione sessione

Fin dalla sua fondazione nel 315 a.C., Salonicco è prosperata come una vivace città portuale, plasmata da influenze culturali diverse. Al centro della sua identità si trova il mercato storico, un crocevia dinamico di scambi commerciali e culturali.

Nel corso della sua storia, il mercato di Salonicco ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo urbano della città. Durante i periodi romano, bizantino e ottomano, si è adattato ai mutamenti economici e sociali. Scavi archeologici, in particolare quelli condotti durante il progetto della metropolitana nel 2018, hanno riportato alla luce resti di antichi mercati, confermando la continuità dell’attività commerciale nei secoli. Situato strategicamente lungo rotte commerciali storiche come la Via Egnatia e connesso con la Via della Seta, il mercato ha rappresentato un punto di connessione essenziale tra Oriente e Occidente.

Nonostante il suo inestimabile valore storico e culturale, il mercato di Salonicco affronta oggi numerose sfide, tra cui la gentrificazione, le pressioni economiche e il degrado, che mettono a rischio la sua identità architettonica e sociale. Tuttavia, le prospettive di rigenerazione sono significative, grazie a iniziative che ne valorizzano il patrimonio e il potenziale.

Attraverso la valorizzazione delle sue risorse storiche e il coinvolgimento delle comunità locali, il mercato di Salonicco può essere rivitalizzato come un centro di commercio, cultura, turismo e vita urbana.


3.6 Strade e Mercati nell’Antichità: luoghi di contatto e di mediazione interculturale

Coordinatori: Federica Maria Riso (Universithé Catholique de Louvain)
Email: federica.riso@uclouvain.be

Descrizione sessione

Questa sessione si propone di analizzare le dinamiche produttive e commerciali di beni nell’antichità, con particolare attenzione alle merci difficili da tracciare nel record archeologico, come cibo, tessili e ceramiche. Attraverso un approccio interdisciplinare, verranno esplorati i contesti economici locali e sovraregionali, sottolineando il ruolo dei mercati come punti di snodo per la definizione delle dinamiche economiche.
Un caso studio centrale sarà rappresentato da Mutina (Modena), nota per la produzione di lana e ceramiche in epoca romana, e dai Campi Macri (Magreta, Modena), sede di una importante fiera del bestiame tra l’età repubblicana e imperiale. La sessione indagherà i legami tra produzione e commercializzazione, offrendo spunti per comprendere l’evoluzione di questi rapporti economici nel tempo. Particolare attenzione sarà dedicata al ruolo delle infrastrutture viarie e dei principali itinerari commerciali nel determinare la collocazione dei mercati e delle fiere, evidenziando come la loro posizione strategica fosse essenziale per favorire gli scambi e garantire la circolazione delle merci.
I mercati non erano solo centri economici, ma anche luoghi di incontro tra genti di diverse provenienze geografiche, fungendo da spazi di scambio, assimilazione e mediazione culturale. L’interazione tra produttori, commercianti e acquirenti contribuiva alla diffusione di conoscenze, tecnologie e usanze, giocando un ruolo cruciale nei processi di integrazione e trasformazione socio-economica.

I contributi sono invitati a riflettere su:
• relazione tra produzione locale e commercio sovraregionale.
• importanza dei mercati e delle fiere come infrastrutture economiche e centri di interscambio culturale.
• ruolo delle vie di comunicazione nell’organizzazione del commercio antico.
• implicazioni sociali e culturali dei processi economici antichi.
Questo spazio di confronto mira a stimolare un dialogo tra archeologia, topografia, storia economica e storia urbana


3.7 Foodspaces in the city. Città e spazi urbani tra commerci e consumi alimentari.

Coordinatori: Sara Basso (Università degli Studi di Trieste) , Alessandra Marin (Università di Ferrara), Camilla Venturini (Università degli Studi di Trieste)
Email: sara.basso@dia.units.it

Descrizione sessione

Infrastrutture, luoghi e spazi destinati al commercio alimentare hanno contribuito in modo determinante a traghettare le città dell’ancient régime verso la modernità, spesso accompagnando la loro trasformazione socio-economica attraverso la rivoluzione industriale. Strade e ferrovie, dogane e mercati, magazzini e depositi, fiere e piazze: gli spazi destinati ai processi di trasformazione, vendita e consumo del cibo hanno riconfigurato la geografia dei luoghi – sia centrali, sia periferici – in città, rimettendone in discussione i rapporti con l’entroterra rurale/produttivo. Se, in alcuni casi, la loro comparsa denuncia una progressiva specializzazione produttiva (alimentare) delle città, in altri segna, invece, l’affermarsi di queste ultime come luoghi di transito, soglie permeabili, crocevia di culture e saperi legati proprio al cibo. Nel passaggio tra modernità e contemporaneità, con la globalizzazione del sistema alimentare e con l’affermazione di differenti modalità di spostamento/scambio delle merci, questi luoghi spesso hanno perso il loro significato, e depotenziato appare il loro ruolo all’interno di una rinnovata visione delle reti territoriali e del sistema alimentare. Oggi, però, ritornano a suscitare interesse, rivelando inedite potenzialità (per posizione, storia, carattere identitario, ecc.) in processi di rigenerazione che implicano anche il ridisegno di filiere alimentari.
Intento della sessione è di esplorare questi temi, interrogandosi sul ruolo che luoghi del commercio e consumo alimentare hanno avuto e possono avere nella trasformazione della città del passato, in quella contemporanea e futura. Le tracce suggerite, che non sono tuttavia da considerarsi esaustive, sono:

Geografie. L’intento è ricostruire, da prospettive disciplinari diverse, il ruolo di questi spazi nella costruzione della città, come si sono configurati influendo sui processi di trasformazione urbana e modificandone i rapporti tra le parti;

Storie, narrazioni. Si sollecita la restituzione di storie di donne (anche da una prospettiva di genere) e uomini protagonisti di vicende e iniziative che hanno contribuito a definire l’identità della città, o di sue parti, attraverso il cibo;

Prospettive. Un’ulteriore traccia sollecita contributi che indaghino il ruolo che questi luoghi hanno in processi odierni di rigenerazione urbana, evidenziando in quali modi possano contribuire alla territorializzazione del cibo, ridisegnando reti di relazioni alle diverse scale.


3.8 Città portuali e reti commerciali tra Sud e Nord Europa in età moderna

Coordinatori: Giuseppe Campagna (Università degli Studi di Messina)
Email: gcampagna@unime.it

Descrizione sessione

I mercanti italiani, prima, gli iberici e i ‘nordici’, in seguito, percorsero rotte marittime che disegnarono un reticolo di traffici commerciali tra il Mediterraneo e il Nord Europa. Si esamineranno le città come crocevia di questi scambi. Infatti, all’interno di questi snodi, fiere, mercati, fondaci, logge costituirono gli spazi di confronto di un articolato commercio. Tribunali di commercio ad hoc, presidi sanitari, consolati, confraternite punteggiarono le città-emporio e ne arricchirono l’ordito economico-giuridico e sociale costituendo così lo scenario in cui operarono mercanti di varia provenienza e religione.


3.9 Città e fiere: dinamiche economiche urbanistiche geografiche in età moderna.

Coordinatori: Paola Lanaro (VUniversità Ca’Foscari Venezia); Giovanni Favero (Università Ca’ Foscari Venezia)
Email: lanaro@unive.it

Descrizione sessione

La sessione intende indagare l’influenza degli incontri fieristici sullo sviluppo urbano evidenziando il condizionamento della collocazione geografica in età moderna in area europea. Città portuali, città di confine tra i vari stati accolgono periodicamente scambi economici in spazi e strutture di cui ancora si sa poco, condizionati dalle merci oggetto di scambio. Fiumi e corsi d’acqua sono essenziali in questo quadro commerciale, condizionando lo stesso sviluppo urbano verso strutture e spazi di accoglienza di merci e mercanti sovente stranieri e appartenenti a culture diverse. Edifici e ambienti specifici erano quindi destinati all’esposizione delle merci, alla contrattazione, e anche alla ospitalità dei commercianti e al loro intrattenimento: erano strutture mobili o fisse? Politicamente chi si occupava dell’organizzazione e della gestione? Economicamente chi si faceva carico della loro progettazione?
Lo scorrere dei secoli e l’emergere di economie nuove e il declinare di altre impone indirettamente mutamenti degli stessi centri urbani anche dal punto di vista demografico, sebbene sembri che il successo economico risponda a sviluppi di aree più ampie delle singole città. Ora, se il tema è stato oggetto in passato di ricerche che si sono ormai consolidate (come, ad esempio, per la città di Ancona o di Verona o ancora, uscendo dai confini italiani, per le Fiandre e la Champagne), sarebbe importante ricostruire altri casi europei per metterli a confronto e tentare una valutazione più ragionata del rapporto tra città e sviluppo economico, interpretato appunto attraverso il ruolo delle fiere.


3.10 Città e pietre per l’architettura: crocevia di commerci nel Mediterraneo

Coordinatori: Armando Antista (Università degli Studi di Palermo); Domenica Sutera, (Università degli Studi di Palermo); Maria Mercedes Bares (Università degli Studi di Palermo)
Email: armando.antista@unipa.it

Descrizione sessione

Il commercio di materiali per l’architettura, tra e lungo le sponde del Mediterraneo, ha disegnato sin dall’antichità una fitta rete di scambi commerciali e culturali, fissando in alcune città portuali importanti centri di stoccaggio e smistamento. Il consolidarsi delle rotte della pietra e del marmo, fra il tardo medioevo e l’età moderna, ha consolidato il ruolo di scalo per centri come Genova, da cui partivano per mare blocchi ed elementi prefabbricati in preziosi marmi, specie il ricercatissimo bianco di Carrara. Altre città, come Roma, si configuravano invece attrattori di materiali lapidei pregiati da impiegare nella costruzione e nella decorazione architettonica. Talora, poi, alcuni grandi cantieri finirono per determinare nuovi canali di importazione in risposta a specifiche esigenze e mode, come nei casi del Castel Nuovo di Napoli, per il quale l’architetto maiorchino Guillem Sagrera impiegò la calcarenite estratta e già sperimentata nelle Baleari, e della Reggia di Caserta, dove si fece anche largo uso di marmi policromi siciliani. Non in ultimo, tali commerci determinano una micro-geografia di traffici, corrispondenti al trasporto dei materiali dai luoghi di estrazione ai cantieri, movimentazioni che, ove possibile, venivano effettuate almeno parzialmente via mare. È il caso dell’invio di elementi in bianco marmo di Carrara dalle botteghe palermitane e messinesi a numerosissime città dell’isola attraverso itinerari che, nel caso di centri interni, prevedevano regolarmente un primo spostamento via mare, fino all’approdo più vicino alle più complesse vie di penetrazione territoriale. È soprattutto a questa scala che si verifica, poi, l’apertura ai mercati di nuovi centri di produzione, in relazione alla scoperta di cave e giacimenti e alla conseguente sperimentazione di nuove pietre nei cantieri.

La sessione intende indagare il ruolo di crocevia delle città portuali del Mediterraneo nel commercio di materiali lapidei per l’architettura in un ampio arco cronologico, dal basso medioevo al primo Novecento. Saranno accettati contributi che, attraverso casi-studio o approcci più ampi, puntino l’attenzione sulle rotte del marmo e della pietra, sugli spazi delle città volti ad ospitare le attività commerciali e il loro indotto, sugli attori coinvolti, sulle figure professionali di architetti-imprenditori protagonisti dei mercati e dei cantieri e sul ruolo degli intermediari. Potranno essere esplorate, inoltre, le ricadute di tali traffici sulla circolazione di modelli formali e tecniche costruttive, attraverso la mobilità di maestri e oggetti prefabbricati, inclusi elementi di spoglio.


3.11 La dematerializzazione del commercio nelle città. Un approccio globale

Coordinatori: Marco Bertilorenzi (Università di Padova)
Email: marco.bertilorenzi@unipd.it

Descrizione sessione

Le città europee ed extraeuropee hanno visto una sparizione progressiva degli spazi commerciali al loro interno. Magazzini, halles, entrepots, camere di commercio, tribunali commerciali sono progressivamente spariti, vedendo da un lato una riorganizzazione fuori dalle mura della logistica del commercio e, dall’altro, una sua progressiva dematerializzazione. Sono diverse le capitali europee ed extraeuropee che hanno visto dislocare le proprie borse e mercati all’ingrosso storici, avviando anche una trasformazione degli spazi cittadini, in favore di un’espansione del commercio al dettaglio. Questa sessione intende analizzare alcuni casi storici di città italiane, europee ed extraeuropee in cui i luoghi del mercato e della sua logistica sono stati progressivamente chiusi e sono diventati oggetto di una riorganizzazione. Le comunicazioni della sessione possono portare anche sul patrimonio storico, culturale e industriale legato alla logistica del commercio, prevedendo analisi del recupero di halles, entrepots, magazzini e spazi commerciali dall’ingrosso al dettaglio oppure a differenti scopi. Le Halles di Parigi, la borsa merci di New York e Chicago, i docks di Londra o di Trieste, i Silos di Genova o Livorno, oppure i Macelli di Venezia possono essere esempi eloquenti di questa dinamica storica, che interessa lo sviluppo urbano e la trasformazione storica delle città.


Il XII Congresso AISU (Palermo, 10-13 settembre 2025) è organizzato da