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4.1 Chiese ‘nazionali’ nei porti del Mediterraneo in età moderna (secoli XV-XVIII). Il ruolo delle comunità forestiere nella riconfigurazione del tessuto urbano

Coordinatori: Nadia Rizzo (Scuola Normale Superiore); Carl Alexander Auf der Heyde (Università degli Studi di Palermo)
Email: nadia.rizzo@sns.it

Descrizione sessione

Il fenomeno dell’insediamento di gruppi mercantili ‘nazionali’ nelle grandi città portuali del Mediterraneo – luoghi di incontro transculturale – si sviluppò senza soluzione di continuità dal medioevo sino alla piena età moderna (Colletta 2012).
I porti mediterranei divennero punti di aggregazione per mercanti forestieri che usavano riunirsi in ‘nazioni’, associazioni strutturate fondate principalmente sulla comune provenienza geografica, ma anche sulla condivisione della lingua e della religione (Petti Balbi 2001).
L’azione di queste colonie mercantili non si manifestò soltanto in spazi di lavoro come fondaci e logge. Almeno dal Quattrocento, i raggruppamenti forestieri iniziarono a dotarsi di luoghi di riunione e preghiera, aggiudicandosi il patronato di cappelle entro chiese già esistenti in città.

Il traguardo più ambizioso per le comunità allogene era tuttavia la costruzione di una chiesa ‘particolare’, dedicata al loro santo protettore e volta anzitutto a soddisfare le esigenze religiose e liturgiche del gruppo (Koller, Kubersky-Piredda 2015 [per le nazioni a Roma]).
Oltre a incarnare un punto di riferimento devozionale, l’erezione di una chiesa nazionale costituiva una dichiarazione inequivocabile della presenza, ricchezza e identità della comunità, incidendo in modo concreto e visibile sul tessuto urbano e architettonico della città ospitante.
A partire dalla metà del Cinquecento, parallelamente alla stagione delle grandi rifondazioni urbane, si assisté a un significativo incremento nella costruzione di chiese nazionali indipendenti dalle congregazioni locali. Il fenomeno si intensificò naturalmente nel Seicento, in concomitanza con il fervore edilizio promosso dai nuovi ordini religiosi, dando vita a circoli virtuosi di competizione tra nazioni e tra ordini e nazioni.
La sessione si propone di esplorare l’impatto delle comunità forestiere nella trasformazione urbana delle città portuali del Mediterraneo tra Cinque e Settecento, adottando l’organismo della chiesa nazionale come oggetto privilegiato di osservazione.
Sono benvenute proposte di intervento (in italiano, inglese, spagnolo e francese) che affrontino il tema da diverse prospettive e su più scale di analisi, attraverso:

ricerche sul sistema di insediamento di una singola nazione in più centri mercantili.

studi specifici su singole chiese nazionali;

indagini diacroniche sull’insediamento di un gruppo forestiero in un centro specifico (dalle cappelle alle chiese nazionali);

panoramiche comparative su più chiese nazionali in una stessa città.


4.2 Forme e processi della super-diversità religiosa che modificano la città contemporanea.

Coordinatori: Michele Astone (Sapienza Università di Roma)
Email: michele.astone@uniroma1.it

Descrizione sessione

Nel corso della storia, la presenza di più culti all’interno delle città ha implicato una serie di modificazioni che ha connotato i paesaggi urbani e comportato sperimentazioni di particolare interesse per la pratica del progetto.
La varietà culturale ed etnica della società globalizzata contemporanea non ha precedenti. All’interno delle città è possibile distinguere una pluralità di religioni, di culti, di riti interni a un’unica confessione (come per i cattolici italiani, nigeriani, filippini o srilankesi).
Nell’epoca della super-diversità religiosa (termine mutuato dal saggio Super-diversity and its implication pubblicato nel 2007 dall’antropologo Steven Vertovec sulla rivista Ethnic and Radical Studies) è senz’altro complesso favorire un’interazione tra le differenti spiritualità in modo da sostenere una comunione tra diversità specifiche mettendo a punto nelle città un’integrazione diffusa dei luoghi di culto e di tutte le attività specifiche legate a ciascuno di essi (scuole, banche, luoghi per il commercio…).
L’obiettivo della sessione – in un ambito temporale che va dal Secondo Dopoguerra a oggi – è comprendere se siano rintracciabili dei caratteri urbani e architettonici che hanno consentito ad alcune comunità religiose di insediarsi in un’area specifica piuttosto che in altre; quali siano i meccanismi che si innescano quando un tempio – nella sua più ampia accezione di edificio costruito su uno spazio delimitato e consacrato – viene eretto lì dove una comunità ha scelto di vivere e trasferirsi e quali invece dove è costruito prima che una comunità si collochi in un’area urbana specifica; quali variazioni formali, dei rapporti tra spazio interno ed esterno o della conformazione degli spazi pubblici, intervengono lì dove il tempio è integrato nel tessuto urbano consolidato (si pensi ai casi di alcune moschee, come nella città di Bruxelles); quali linee d’espansione della città vengono individuate attraverso la collocazione isolata di questi templi in aree totalmente esterne ai nuclei urbani (si pensi ai casi del Tempio dei Mormoni a Roma o della Grande Moschea di Strasburgo); come la presenza di questi gruppi ha comportato modificazioni dei linguaggi architettonici all’interno delle città variandone in alcuni casi anche gli assetti morfologici.
In conclusione, la sessione intende quindi raccogliere contributi multi-disciplinari che mostrano studi urbani e casi esemplari dove l’interazione tra gruppi religiosi e città abbia influenzato scelte architettoniche; determinato l’impostazione o la trasformazione della forma urbana; favorito lo sviluppo della città e in alcuni casi promosso la progettazione di spazi inter-religiosi.


4.3 La città delle ‘confraternite’. Spazi urbani e architetture per il culto, la devozione, la carità, l’assistenza e la cura nell’Europa d’Età Medievale e Moderna (secoli XIII-XVIII) in una prospettiva comparativa

Coordinatori: Fulvia Scaduto (Università di Palermo); Marcello Schirru (Università di Cagliari); Girolamo Gabriele Guadagna (Università di Palermo)
Email: fulvia.scaduto@unipa.it

Descrizione sessione

La sessione propone un tema ampio e sfaccettato che intende affrontare, attraverso angolazioni diverse, gli aspetti legati alla storia urbana e al ruolo che le confraternite religiose, ma più in generale, tutte le forme associative pie di tipo laicale (corporazioni di mestiere, nazioni) hanno esercitato nello sviluppo della città. Il fenomeno confraternale (nella più ampia accezione) è stato spesso indagato ma è ancora poco esplorato in rapporto agli esiti che ha avuto nel mondo dell’architettura, della costruzione della città e della sua trasformazione materiale (e simbolica) e, dunque, ai legami e intersezioni tra associazionismo e spazio cittadino. In questo senso la sessione si pone in ideale continuità di contenuti con la sessione “Confraternite e città in Italia fra tardo medioevo e prima età moderna (secc. XIV-XVI)” proposta in occasione del IV Congresso AISU La città e le reti (Milano 2009), coordinata da Élisabeth Crouzet-Pavan, Marco Folin e Jean-Claude Maire Vigueur (Melanges de l’École française de Rome. Moyen Âge, 123-124| 2011). Scopo della sessione è stimolare un nuovo e aggiornato confronto sul tema, approfondendo la conoscenza del fenomeno confraternale per quanto riguarda la “dislocazione e il radicamento” nel tessuto storico della città, il controllo dello spazio urbano, le strategie di appropriazione o acquisizione delle aree e delle proprietà limitrofe (beni e patrimoni immobiliari), la tendenza a “fare insula”. La realizzazione di nuove architetture (chiese, oratori, ospedali etc.), spesso ispirate a modelli ricorrenti e talora connotate in senso monumentale, segna e innerva la trama urbana, definendo spazi rituali, contesti di ‘pertinenza’, percorsi processionali; ma anche reti di relazioni e potere fra sodalizi e istituzioni. Essa esprime il dinamismo e la spinta che le associazioni ricche e potenti, impegnate in imprese ambiziose e in aperta competizione e/o emulazione, furono in grado di imprimere al rinnovamento urbano, incidendo profondamente sulla compagine sociale, economica, politica, culturale. Uno dei focus della sessione è legato alle dinamiche di insediamento delle confraternite e delle congregazioni in antichi quartieri della città, luoghi in cui le sedi e strutture materiali destinate all’accoglienza e all’assistenza o deputate alla cura, costituirono veri e propri poli di attrazione e aggregazione, contribuendo in modo determinante a modificare la realtà urbana e a ridisegnare e ridefinire il volto della città multietnica e multiculturale.


4.4 Conventi mendicanti come crocevia urbani in Europa (XIII secolo- inizi XVI). Convivenze e sovrapposizioni

Coordinatori: Gianmario Guidarelli (Università degli Studi di Padova); Silvia Beltramo (Politecnico di Torino); Emanuela Garofalo (Università degli Studi di Palermo)
Email: gianmario.guidarelli@unipd.it

Descrizione sessione

Fin dalla prima metà del XIII secolo, gli insediamenti degli ordini mendicanti svolgono un ruolo fondamentale nelle dinamiche urbane, ponendosi come un crocevia di relazioni sociali, economiche e politiche.
Grazie all’opera di predicazione dei frati, le chiese conventuali differenziano il loro uso: oltre ad essere l’oratorio per la comunità dei frati, diventano il luogo di incontro di grandi masse di fedeli e nel contempo, sito privilegiato di sepoltura delle élite urbane. Il convento e la chiesa, grazie al loro grado di permeabilità e alla sovrapposizione in termini di utilizzo, possono diventare crocevia di esperienze e dinamiche sociali, ma anche luoghi di convivenza tra classi sociali fino ad allora separate. Questo processo si manifesta soprattutto in occasione di esperienze comunitarie organizzate dalle comunità conventuali: la predicazione e il sacramento della penitenza (intra ordine e verso fedeli) e le varie forme di liturgia urbana (processioni e liturgie in piazza e nelle strade). Tutti questi rituali si riplasmano come momenti di una rinnovata socialità anche attraverso spazi (interni ed esterni al convento) compatibili a questo nuovo approccio di condivisione e intreccio, in cui potenzialità d’uso (per esempio, le piazze come luogo di celebrazioni eucaristiche) erano rimaste parzialmente o totalmente inespresse.
La sessione intende indagare queste forme d’intrecci e sovrapposizioni che risignificano lo spazio urbano e tendono anche a porre in luce la versatilità funzionale di ambienti conventuali (come i chiostri che diventano spesso luoghi permeabili di incontro tra frati e popolazione e quindi zone di intensa relazione sociale), cultuali (le chiese che sono profondamente rinnovate in seguito al loro uso funerario) e urbani (strade e piazze come luogo di celebrazioni statiche e dinamiche).
La sessione si propone di esplorare i temi di ricerca indicati, raccogliendo studi provenienti dalle diverse discipline della storia urbana (storia delle religioni, storia economica, storia sociale e dell’architettura), anche esito di approcci multidisciplinari e multiscalari (dalla città al convento), privilegiando una cronologia che include anche il fenomeno dell’Osservanza (entro i primi decenni del XVI secolo) e un contesto europeo.


4.5 Patrimonio architettonico religioso, transizione secolare e impatto socio-urbano

Coordinatori: Rolando Volzone (ISCTE-Instituto Universitário de Lisboa); Francesco Novelli (Politecnico di Torino)
Email: rveoo@iscte-iul.pt

Descrizione sessione

“Gli edifici sacri sono segni visibili della presenza divina in una società sempre più secolarizzata e multireligiosa, giocando un ruolo importante nella qualificazione degli spazi urbani e rurali” (Pontificio Consiglio della Cultura, “La dismissione e il riuso ecclesiale di chiese. Linee guida”, in Capanni, Dio non abita più qui?, Roma 2019, pp. 265-266).
Ragionando sulle trasformazioni storiche di questi spazi sacri, la proposta mira a mettere in evidenza come, nel contesto di una società sempre più secolarizzata e multireligiosa, gli edifici sacri abbiano subito un’evoluzione che ha direttamente influito sul panorama urbano e sulle dinamiche sociali, spostando progressivamente il loro ruolo e significato nella struttura delle città.
Questa proposta intende riorientare l’attenzione sul percorso storico che ha condizionato la trasformazione degli edifici sacri e il loro impatto sulle dinamiche urbane.
La sessione si propone di indagare in maniera critica e periodizzata le radici e gli sviluppi storici di questo fenomeno, mettendo in luce come le decisioni politiche e gli eventi – dai precetti degli editti napoleonici e le successive operazioni di confisca dei beni religiosi, fino alle trasformazioni urbanistiche dovute a bombardamenti e crisi contemporanee – abbiano plasmato il tessuto urbano e le relazioni sociali.
In particolare, la sessione esplorerà:
• La dimensione storica e periodizzata del fenomeno: Analisi delle trasformazioni a partire dalle radici storiche (ad esempio, l’impatto degli editti napoleonici e le operazioni di confisca) fino agli sviluppi successivi che hanno condizionato l’evoluzione del paesaggio urbano;
• L’impatto sulle dinamiche urbane e sistemiche: Si esamineranno le implicazioni delle trasformazioni sul sistema urbano, evidenziando come questi interventi abbiano influenzato le strutture sociali, culturali e politiche delle città;
• Un’analisi che coniughi passato e presente: Pur mantenendo un solido fondamento storico, la sessione non esclude un’attenzione alle sfide attuali – come l’esperienza pandemica che ha evidenziato l’importanza di spazi polifunzionali e sicuri – considerandole come continuità e conseguenza dei processi storici in atto.
L’obiettivo è dunque di elaborare un quadro che approfondisca la conoscenza storica dei processi trasformativi degli spazi sacri, sottolineando come questi abbiano influenzato la configurazione delle città e le loro dinamiche sociali e politiche.
La sessione è aperta a contributi che coinvolgano storici, urbanisti, architetti, sociologi e teologi per fornire una visione integrata delle trasformazioni, valorizzando il dialogo tra le discipline per comprendere le radici e le evoluzioni del fenomeno.


4.6 Spazi di coesistenza, spazi di incontro. Comunità religiose nelle città imperiali e post-imperiali

Coordinatori: Emanuela Costantini (Università di Perugia); Catherine Horel (C.N.R.S., CETOBAC, Paris)
Email: emanuela.costantini@unipg.it

Descrizione sessione

La sessione si propone di presentare come si articolarono gli spazi di convivenza tra le comunità religiose nelle città multiculturali collocate all’interno di territori imperiali o post imperiali dell’Europa centro-orientale (area ottomana, asburgica e russa) tra la fine del XIX secolo e la seconda guerra mondiale. L’obiettivo è quello di spostare il focus della riflessione sulle forme di convivenza piuttosto che su quelle di conflitto e di prendere in esame momenti in cui individui appartenenti a comunità religiose diverse condividevano spazi urbani nello svolgimento di attività legate alla loro sfera privata. Saranno quindi presentati interventi focalizzati su momenti d’incontro e condivisione in ambito lavorativo, del tempo libero, della spiritualità, della cultura, della cura della salute. L’obiettivo è quello di riflettere sullo spazio (in diverse realtà imperiali/stati nazionali quali analogie/differenze si riscontrano) e sul tempo (cosa cambia nel passaggio da imperi multiculturali a stati nazionali).


4.7 Tra spiritualità e conflitti: strategie insediative degli ordini religiosi della Controriforma nelle città europee (XVI-XVIII sec.)

Coordinatori: Gaia Nuccio (Università degli Studi “Kore” di Enna); Marco Capponi (Università IUAV di Venezia)
Email: gaia.nuccio@unikore.it

Descrizione sessione

Nei processi di espansione dei nuovi ordini religiosi nati in seno alla Controriforma (Gesuiti, Teatini, Somaschi, Barnabiti, Scolopi) o riformati in seguito a questa, è possibile rintracciare prassi comuni: la preferenza per il medesimo contesto urbano, la necessità di un appoggio da parte di autorità politiche e religiose, la ricerca di quartieri elitari e di un’audience nell’ambito della classe nobiliare che garantisse il sostegno economico di personaggi facoltosi. In merito, il barnabita Lorenzo Binago nella Formula del offitio del Prefetto delle fabriche scriveva che «Nel ellegere il sito, se ci sarà conceso, si pigliarà in luoco più rilevato della città, lontano da’ luoghi infami […]et da strade strepitose et sporche; ma si piglierà in luogi honorati et nobili, o in piaze ove metino capo molte strade, et sijino nel habitato, per comodo magiore nostro et de’ cittadini a’ quali habiamo da servire» [Repisthi 1994, p. 100 (f. 12)]. All’insediamento faceva seguito un processo, talvolta lungo e complesso, di riedificazione in forme monumentali dell’edificio sacro e in seguito della residenza, nell’ambito del quale l’avvicendamento di mecenati e la disponibilità di donazioni erano solo due delle variabili.

La sessione intende indagare tali prassi insediative facendo emergere le articolate e talvolta conflittuali relazioni tra i soggetti in campo, con particolare riferimento al rapporto fra gli ordini religiosi. Questi, impegnati a vivere una propria spiritualità, si trovavano a condividere e talvolta a contendersi spazi, mecenati e risorse animando un dibattito sulle risorse, le peculiarità ma anche le problematiche che il contesto urbano poteva offrire. Particolare interesse è diretto:
all’iter di scelta e acquisizione del sito in relazione alla presenza di altre case di religiosi, di residenze nobiliari, di fulcri del potere spirituale, temporale ed economico, nonché di culti già radicati nel sentimento religioso della città;
a relazioni e conflittualità emerse nelle fasi di trasformazione, intraprese da una o più fondazioni religiose contestualmente, per raggiungere una nuova monumentalità architettonica e urbana.
ai conflitti in grado di mettere in luce aspetti funzionali legati al «comodo magiore nostro» menzionato da Binago, come la possibilità di migliori illuminazione e aerazione, o la disponibilità di risorse idriche, indispensabili per la vita quotidiana dei religiosi;
alla narrazione offerta delle fonti grafiche degli aspetti negoziali legati alla fondazione e all’espansione delle sedi religiose nel contesto urbano.


4.8 Confraternite e figure professionali: crocevia di culture, crocevia di saperi tra età moderna e contemporanea (secoli XVIII-XX)

Coordinatori: Elena Gianasso (Politecnico di Torino)
Email: elena.gianasso@polito.it

Descrizione sessione

Nel dialogo tra religioni e culture, nel definirsi dello spazio urbano quale esito dell’intreccio tra poteri, saperi, devozioni e assistenza, il ruolo delle Confraternite, dei suoi membri e dei suoi tecnici, è tema indagato e ancora molto da indagare nello studio della costruzione della città e delle sue architetture. Istituzioni oggi riconosciute dal Codice di diritto canonico, le Confraternite sono associazioni di fedeli laici che «tendono, mediante l’azione comune, all’incremento di una vita più perfetta, o alla promozione del culto pubblico o della dottrina cristiana, o ad altre opere di apostolato, quali iniziative di evangelizzazione, esercizio di opere di pietà o di carità, animazione dell’ordine temporale mediante lo spirito cristiano» (Can. 298). Realtà significative in età moderna, soprattutto dopo il concilio tridentino, di identità e importanza mutata in periodo contemporaneo, sono «luoghi» – attribuendo al vocabolo un significato esteso – di spiritualità cattolica che attraverso le architetture confraternali, nell’ammissibilità della locuzione, e le figure professionali ad esse legate, segnano l’identità e l’immagine urbana. Chiese, cappelle, oratori e fabbriche destinate alle attività svolte dai confratelli diventano crocevia di culture e di saperi, di figure, personalità di spicco, professionisti, tecnici, ingegneri, architetti, artisti e non solo che, ponendosi come parte di una comunità, dialogano con i poteri delle città.
La sessione si interroga sui possibili intrecci tra le figure professionali impegnate all’interno e a servizio delle Confraternite e i tecnici chiamati a rispondere alle richieste dello Stato, della Chiesa, della Municipalità, della corte e delle corti, delle autorità locali, in un dialogo costantemente aperto tra professionisti e poteri. Indagando possibili coincidenze e sovrapposizioni, nonché contrapposizioni, analizzate entro uno spazio allargato anche oltre i confini europei e in un arco cronologico ampio esteso tra l’età moderna e contemporanea (secoli XVIII-XX), i contributi potranno rispondere a tante domande. Quale ruolo assume il tecnico che agisce per le Confraternite nel dialogo tra i poteri che costruiscono la città? Quale ruolo assumono le Confraternite attraverso l’agire dei propri membri-professionisti e/o dei propri membri rispetto al progressivo definirsi, o al mutare, dello spazio urbano e del suo costruito? Quale ruolo assumono i tecnici delle Confraternite, nel significato stretto di gruppo sociale di spiritualità cattolica, nella definizione di una città multiculturale e multireligiosa? Quale significato assumono le processioni, manifestazioni di aggregazione ordinata e regolamentata, entro percorsi definiti, nel riconoscere e discutere gli stessi personaggi e le relative parti per la città? Considerando i rapporti non solo tra i tecnici in senso stretto, ancora, la sessione si apre a un confronto multidisciplinare e interdisciplinare mirato a discutere il dibattito e gli esiti diretti e indiretti dello stesso per la costruzione delle città, evidenziando – in prosecuzione a quanto già avviato in occasione del Congresso AISU Torino 2022, nella sessione “Autorità centrale e potere locale: dialoghi per l’adattabilità delle città” – il ruolo delle professioni tecniche, talvolta dei membri delle stesse associazioni di fedeli, nel rapporto tra i poteri, autorità centrali e locali intese nelle più ampie declinazioni.


4.9 Rito, mobilità e spazio pubblico. Nuovi attori e dinamiche rituali in migrazione nelle città del Mediterraneo

Coordinatori: Eugenio Giorgianni (Università degli Studi di Messina); Gabriella D’Agostino (Università degli Studi di Palermo)
Email: eugenio.giorgianni@unime.it

Descrizione sessione

La sessione invita a una riflessione condivisa e interdisciplinare sull’uso rituale dello spazio pubblico delle città dell’Europa e del Mediterraneo (a partire dal caso di Palermo) da parte di gruppi di origine straniera. La presenza radicata di persone migranti nei contesti urbani, e il moltiplicarsi delle esperienze spirituali a livello globale, hanno prodotto e continuano a produrre nuovi luoghi e pratiche rituali, che, a partire da spazi domestici o marginali, si muovono frequentemente alla conquista dello spazio pubblico.
La negoziazione dello spazio a partire dalle pratiche rituali è un processo politico di rivendicazione dei diritti di cittadinanza, e un potente vettore di appaesamento per i gruppi in mobilità. La vita rituale delle comunità migranti produce forme di appartenenza non vincolate da limiti territoriali, che connettono le città di arrivo a reti transnazionali di circolazione fisica e digitale di beni materiali e simbolici, capaci di trasformare i tessuti urbani e sociali di molteplici località.
Nelle citta del Meridione d’Italia, le pratiche rituali degli stranieri si inscrivono in contesti urbani (specialmente nei quartieri popolari) già densamente occupati da attori e pratiche rituali, sia istituzionali che “dal basso”, che vedono nella sacralizzazione dello spazio pubblico uno dei piani fondamentali su cui si giocano le dinamiche di controllo, produzione, riproduzione, trasformazione e contestazione dell’ordine sociale.
Le comunità religiose di origine straniera organizzano l’uso rituale dello spazio pubblico attraverso tattiche di visibilità o di invisibilità, che riflettono diversi posizionamenti, obiettivi, aspirazioni e alleanze, a seconda del contesto.
L’inserimento di nuovi attori negli spazi devozionali cittadini, la sovrapposizione tra diverse esperienze religiose negli stessi luoghi, e la visibilità pubblica di pratiche rituali considerate “altre” fino a pochi anni fa e ormai ineluttabilmente parte della città, innescano molteplici reazioni, resistenze, trasformazioni e incontri nel tessuto urbano.
La diversificazione del panorama religioso e rituale è uno degli aspetti più visibili e dinamici della trasformazione multiculturale delle città. Nel caso di Palermo, ciò diventa un importante argomento della retorica pubblica, a fronte di un contesto politico nazionale sempre più segnato dalla polarizzazione sul tema migrazioni-confini-identità, e nel mezzo dei forti fenomeni economici, politici, urbanistici e culturali legati alla turistificazione. Il tema della multiculturalità religiosa è stato oggetto di spettacolarizzazione e mediatizzazione pubblica in importanti eventi culturali degli ultimi anni patrocinati dalle istituzioni locali, quali le installazioni artistiche di Manifesta 12 o l’annuale festino di Santa Rosalia, e continua a esserlo.
I proponenti invitano relazioni che, a partire dalla ricerca o dal coinvolgimento sul campo, riflettano criticamente su una o più ambiti tra quelli sopra elencati, a partire dal contesto palermitano, da altri casi di studio o in un’ottica comparativa.


Il XII Congresso AISU (Palermo, 10-13 settembre 2025) è organizzato da