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5.1 Del sedimento urbano: racconti di luoghi rivisitati

Coordinatori: Shelley Hornstein (York University, Toronto)
Email: shelleyh@yorku.ca

Descrizione sessione

“Da prima che fossimo Homo sapiens gli esseri umani hanno cercato spazi di oscurità nei quali trovare e ai quali dare un senso”. (tradotto da Underland by Robert MacFarlane)
L’ubicazione di un luogo è il nettare dell’attrazione così come il suo veleno. Walter Benjamin ha fatto riferimento alla nozione di discontinuità del patrimonio che è oscurata dal momento della visualizzazione. Ha descritto un vero visionario come colui che “volge le spalle al futuro… per indugiare davanti al disastro, per medicare le ferite e risvegliare i morti”.
Questa sessione prende come punto di partenza il caos del luogo e la necessità di scavare, attraverso i sedimenti e le fessure per rivelare i segni nel terreno, le storie di un sito. Quale patrimonio, da quale strato di storia sedimentata, quindi, viene selezionato per essere preservato? Se preservare significa tenere al sicuro dai danni, mantenere lo stato “originale”, secondo le fonti del dizionario, allora la memoria di cosa è tenuta al sicuro dai danni ed è possibile conoscere le storie composite e intricate dei siti quando si volgono le spalle al futuro? Questa sessione si propone di indagare come le città intese come unità piuttosto che come singole strutture possano allentare il presidio su ciò che potrebbe essere trasmesso come una presenza unificata senza rinunciare alle storie accumulate e alle memorie del luogo. La sfida è rivelare, districare o criticare un passato vario e stratificato dal punto di vista degli attuali e molteplici stakeholder, cittadini e turisti, per creare, incoraggiare o immaginare un complesso urbano precedentemente contestat,o contro ogni previsione. Troppo spesso le esperienze turistiche e locali degli spazi urbani identificano un edificio come tale, distaccato, in un certo senso, dalla sua fisicità e dal tessuto connettivo di un luogo che lascia poco spazio a difficili domande sulle storie contestuali del luogo stesso.
Casi di studio potrebbero includere la ricostruzione di Varsavia dopo la seconda guerra mondiale, la reinvenzione del teatro dell’opera La Fenice di Venezia, quartieri, ghetti, terre indigene non cedute o siti che suscitano controverse riconsiderazioni o sono stati oggetto di conservazione artificiale, quartieri rasi al suolo o cancellati. Invitiamo discussioni su configurazioni urbane che hanno tentato di far luce su ciò che è stato distrutto, nascosto alla vista o addirittura nascosto in bella vista. Ciò richiede un’immersione più profonda per considerare spazi profondamente geografici e architettonicamente definiti che potrebbero eventualmente determinare un’ottica di segregazione e la separazione all’interno di un vocabolario architettonico spesso ignorato di razza e differenza. Sebbene la memoria pubblica possa aver giocato un ruolo nell’obiettivo delle riprogettazioni, dobbiamo ora chiederci: i ricordi di quello che una volta era un sito urbano vivo e funzionante sono realisticamente messi in atto, disponibili, recuperabili? In che modo queste rappresentazioni complicano, arricchiscono o sovrascrivono le storie del sito?


5.2 Città sospese. Crocevia di culture, confini e identità mutevoli

Coordinatori: Massimiliano Savorra (Università di Pavia)
Email: massimiliano.savorra@unipv.it

Descrizione sessione

Nel corso della storia, molte città hanno vissuto profondi mutamenti politici e territoriali, passando da una sovranità all’altra e trasformandosi in spazi plurilingui e plurietnici. Danzica, Fiume/Rijeka, Gorizia, Strasburgo, Trieste, Bratislava, Trento, Atene, Gerusalemme, Nizza, Costantinopoli/Istanbul, Vilnius, Lviv/Lwów/Leopolis, e molte altre hanno rappresentato crocevia di nazionalità, lingue e culture in perenne ridefinizione, testimoniando come la città possa essere un laboratorio vivente di convivenza, conflitto e negoziazione identitaria. In queste città di frontiera, non solo le dinamiche sociali e culturali sono state plasmate dalla presenza di diverse comunità, ma anche la loro configurazione urbana è stata modificata dal mutamento dei confini politici. Le piazze, come luoghi di incontro e di scontro, e le strade, come arterie di passaggio e di scambio, sono diventate teatri di sovrapposizioni culturali, dove le diverse lingue e tradizioni si sono confrontate e miscelate. Le piazze del mercato e le imponenti strutture pubbliche, ad esempio, hanno registrato in molti modi il passaggio delle diverse dominazioni, le quali hanno lasciato tracce evidenti nella trasformazione nello spazio urbano, così come le strade hanno raccontato la transizione tra le plurime identità nazionali, attraverso architetture che riflettono influenze artistiche, culturali, cosmopolite.
Questa sessione intende esplorare il ruolo di queste “città sospese”. Da un lato, esse si sono trovate in bilico tra diverse influenze culturali e politiche; dall’altro, sono state in continua transizione, non solo come luoghi di frontiera, ma anche come spazi di intersezione e passaggio. Ci si interrogherà su come il mutamento dei confini, in età moderna e contemporanea, abbia inciso sulle relazioni tra le comunità e sulle strutture fisiche della città. In particolare, l’attenzione sarà rivolta ai “segni” e ai “residui” rimasti nelle piazze e nelle strade, che conservano tracce materiali delle diverse dominazioni e dei plurimi passaggi di potere, rivelando impronte tangibili delle identità sovrapposte. Si intenderà, inoltre, approfondire in che modo si sono trasformate le dinamiche urbanistiche, culturali e sociali nelle città passate da un dominio nazionale all’altro. E ancora. Si esploreranno con quali intenzioni, prassi e modalità questi cambiamenti hanno plasmato le architetture e gli spazi pubblici.

Attraverso l’analisi di casi studio e approcci interdisciplinari, la sessione si propone di indagare il carattere delle “città sospese” come spazi di interscambio, in cui la storia urbana si intreccia con le vicende geopolitiche e con le tensioni del presente.


5.3 La città pubblica: reti transnazionali nel dibattito sugli spazi collettivi (1975-2000)

Coordinatori: Marisa García-Vergara (University of Girona); Antonio Pizza (Universitat Politècnica de Catalunya)
Email: marisa.garcia@udg.edu

Descrizione sessione

Obiettivo della sessione è quello di analizzare il ruolo delle reti transnazionali di riflessione disciplinare e gli scambi di idee ed esperienze che, nell’ultimo quarto del XX secolo, hanno avuto luogo intorno al concetto di “spazio pubblico”.
L’indagine si concentrerà sul viaggio di idee, incarichi, attività didattiche, pubblicistica e contatti personali che hanno arricchito la comprensione del tema nella pianificazione urbana, contribuendo al suo sviluppo e alla sua ingente diffusione internazionale.
Intesi come ambienti di interazione sociale quotidiana, gli spazi pubblici assolvono a funzioni materiali, destinate a soddisfare bisogni collettivi, ma sono anche luoghi di relazione e identità, di manifestazioni politiche e sociali, di vita quotidiana e pratiche comunitarie, assumendo una dimensione simbolica come spazi di espressione ed integrazione culturale.

Questa sessione si propone di esplorare momenti specifici, in cui le dinamiche fisiche e sociali giocano un ruolo centrale nella formazione di una cultura pubblica. Di particolare interesse sarà concentrarsi sulle politiche, i piani e i progetti sviluppati negli ultimi decenni del XX secolo; una congiuntura storica in cui gli spazi urbani, le attrezzature collettive e l’edilizia sociale vengono individuati come strumenti espliciti per configurare ambienti rinnovati ed egalitari per la vita di una città.
Sebbene gli spazi pubblici siano luoghi rappresentativi di incontri collettivi e deliberazioni politiche, sarà interessante anche analizzare le occasioni di gestione amministrativa e i risultati di queste politiche nella formazione di una cultura civica, così come le esperienze di partecipazione degli stessi cittadini nella trasformazione collettiva del contesto residenziale.
Focalizzare la “città pubblica” come luogo di riflessione significa altresí individuare un ambito di studio interdisciplinare, intorno al quale poter predisporre diversi strumenti di lettura. Tali “interpreti” saranno naturalmente gli architetti e gli urbanisti, ma anche gli artisti, i letterati, i filosofi, i sociologhi…
Attraverso l’esame e il risalto dato a specifici casi di studio si propongono alcuni possibili ambiti di approfondimento:
1) Analisi delle reti relazionali e dei canali di comunicazione adoperati, che comprendono la costruzione di una narrazione e di un immaginario, la creazione di alleanze interpersonali e una presenza attiva nella progettazione e nella pubblicistica.
2) Analisi della diffusione di modelli architettonici peculiari, operativi nel contesto internazionale, durante il periodo considerato.
3) Letture storiografiche effettuate su questi argomenti, sia nelle storie generali che nelle pubblicazioni monografiche.


5.4 Soggetti altri. Nuove percezioni, interpretazioni e significati della città storica

Coordinatori: Benedetta Caglioti (Università di Ferrara); Giorgia Sala (Università di Ferrara); Ciro Tarantino (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli)
Email: benedetta.caglioti@unife.it

Descrizione sessione

Nuovi ordini culturali e giuridici propongono la città storica come il luogo fisico che si apre all’abitare di soggettività – quali bambini, anziani e persone con disabilità fisica, cognitiva e percettiva – che fino agli ultimi decenni del secolo scorso sono state sostanzialmente escluse dallo spazio pubblico.
Con il passaggio da un paradigma medico-assistenzialistico a uno sociale, incentrato sul superamento dell’esclusione degli individui atipici dall’ambiente fisico e socio-culturale comune, si è reso necessario attuare strategie per l’inclusione e le pari opportunità, come dimostra la Carta dei diritti fondamentali dell’UE (2000). Proprio la UE ha individuato nella cultura il riconoscimento di «uno dei maggiori punti di forza, […] fonte di valori, di identità e […] senso di appartenenza al continente», che contribuisce «al benessere delle persone, alla coesione sociale e all’inclusione» (Commissione Europea, 2007).
Questo spostamento culturale ha innescato un processo di emancipazione di soggetti storicamente marginalizzati e ha reso urgente la riconfigurazione dello spazio pubblico in termini di accessibilità universale. La città storica, come patrimonio culturale, può dunque offrire luoghi e servizi pubblici volti alle politiche del well being e al rinnovato concetto di welfare: la sua importanza non è più solo data dalle sue caratteristiche intrinseche (la sua monumentalità, artisticità, stratificazione urbana), ma oggi è data anche da come è percepita e fruita da parte dei singoli soggetti e delle diverse comunità.

La sessione si apre a una riflessione interdisciplinare (estesa ad architetti, urbanisti, psicologi, sociologi, filosofi del diritto, esteti, giuristi …) e accoglie contributi relativamente a:

progetti inclusivi nella città storica da/per soggettività nuove (bambini, anziani, persone con disabilità fisiche, percettive o cognitive);

città raccontate, percepite e interpretate dai nuovi soggetti (bambini, anziani, persone con disabilità fisiche, percettive o cognitive).


5.5 Infrastrutture e forma urbana: reti di servizi e reti relazionali nella città in trasformazione

Coordinatori: Gemma Belli (Università di Napoli Federico II); Andrea Maglio (Università di Napoli Federico II)
Email: gemma.belli@unina.it

Descrizione sessione

Da sempre le infrastrutture hanno svolto un ruolo chiave nel territorio: elementi quali, ad esempio, le strade o i porti dall’antichità, gli acquedotti nei vari secoli, le ferrovie nell’Ottocento, gli impianti energetici nel Novecento, hanno determinato la trasformazione di vecchi impianti urbani e la nascita di nuovi centri, crocevia di persone e nodi di scambio di esperienze umane. All’interno delle stesse città esse hanno, poi, contribuito a generare intersezioni in luoghi necessariamente variabili e versatili, imponendo trasformazioni fisiche, condizionando e determinando anche mutamenti sociali. Negli ultimi anni, poi, gli sviluppi dell’economia e il rapido progresso tecnologico hanno dissolto tante delle strutture fisiche e sociali precedenti, creandone di totalmente inedite.
Con uno sguardo esteso dalla modernità ai giorni nostri, e con attenzione ai vari fattori concorrenti, la sessione intende proporre una riflessione sulle relazioni tra le infrastrutture e le intersezioni materiali e immateriali capaci di modificare gli spazi delle città.


5.6 Città al crocevia. Il patrimonio culturale nei processi di trasformazione urbana, tra valorizzazione e mercificazione

Coordinatori: Stefania Crobe (Università di Palermo); Zaira Barone (Università di Palermo); Annalisa Giampino (Università di Palermo); Filippo Schilleci (Università di Palermo)
Email: stefania.crobe@unipa.it

Descrizione sessione

Nel tentativo di ridefinire il proprio posizionamento negli scenari globali, le città sono sempre più al centro di processi di trasformazione in cui il patrimonio culturale, con progetti di restauro e valorizzazione, assume un ruolo cardine nelle dinamiche di rigenerazione urbana e sviluppo territoriale. Questo fenomeno investe tanto le città storiche quanto i ‘borghi’ delle aree interne, dove il patrimonio culturale diviene spesso oggetto di strategie di valorizzazione attraverso processi di brandizzazione ed estetizzazione. Tali dinamiche si rivelano ambivalenti: se da un lato possono costituire un’opportunità per la conservazione del tessuto storico e per l’attivazione di processi identitari volti a rafforzare il senso di appartenenza e a generare località, dall’altro pongono questioni critiche legate alla mercificazione del patrimonio, al fenomeno della turistificazione e dell’overtourism, alla trasformazione degli spazi urbani secondo logiche di consumo e alle crescenti disuguaglianze socio-spaziali che ne derivano.
Questa sessione si propone di indagare il rapporto tra patrimonio culturale e città, come campo di forze spesso contraddittorie: da un lato, il patrimonio culturale e la memoria stratificata della sua storia contribuiscono alla valorizzazione e al rilancio urbano; dall’altro, può essere soggetto a dinamiche di sfruttamento commerciale che rischiano di snaturarne i valori.
In questa direzione, oggetto della sessione sono tutti quegli interventi sul patrimonio – alla scala architettonica e urbana – in cui le scelte di progetto e la fruizione culturale hanno generato un rinnovato uso di quel contesto.
Attraverso un approccio multidisciplinare e multiscalare, si intende stimolare una riflessione su:
· Il ruolo del patrimonio culturale nei processi di rigenerazione urbana e sviluppo locale;
· Le intersezioni tra valorizzazione e mercificazione dei beni culturali;
· Le tensioni tra turismo sostenibile e overtourism nelle città d’arte e nei borghi;
· Le disuguaglianze socio-spaziali originate dai processi di patrimonializzazione e dalle politiche di sviluppo turistico;
· Le strategie per una gestione equilibrata del patrimonio culturale che coniughi valorizzazione, tutela dei diritti degli abitanti e sostenibilità.
La sessione accoglie contributi che affrontino questi temi attraverso casi di studio, analisi storiche, ricerche comparative e riflessioni teoriche, con l’obiettivo di promuovere un dibattito critico sul ruolo delle città come spazi di intersezione tra processi culturali, economici e sociali.


5.7 Suoni della città: la storia urbana della musica popolare 1930-2000

Coordinatori: Simon Gunn (University of Leicester); Ilja van Damme (University of Antwerp); Stijn Oosterlynck (University of Antwerp)
Email: sg201@leicester.ac.uk

Descrizione sessione

Dagli anni ’30 la musica popolare (jazz, rhythm and blues, pop, elettronica e altro) è stata sempre più identificata con la città. Ma una storia specificamente urbana della musica popolare moderna deve ancora essere scritta. Come si potrebbe raggiungere questo obiettivo e cosa potrebbe comportare?
In questa sessione invitiamo a considerare la relazione tra spazi urbani e forme musicali così come sono state elaborate in Europa, Occidente e Sud del mondo tra la metà e la fine del XX secolo. Siamo interessati ai tipi di scambio culturale che la musica ha reso possibile tra diverse regioni urbane e parti del mondo. E desideriamo esplorare come la musica ha rimodellato la temporalità e l’attività delle città aprendo l’economia notturna e contribuendo alle industrie creative.
Le domande da affrontare potrebbero includere, ma non sono limitate a quanto segue:
• In quali tipi di luoghi e spazi urbani veniva eseguita, ascoltata e ballata la musica popolare?
• In che modo la musica ha colonizzato e rifatto gli spazi progettati per altre attività: cantine, cinema, magazzini?
• Quale ruolo ha avuto la musica popolare nella generazione delle economie notturne e creative?
• In che modo la musica popolare ha incanalato o rifratto identità di età, genere, etnia e sessualità?
•Quale parte ha avuto la musica popolare nell’idea (e nella realtà) delle città come crocevia tra culture, tradizioni e storie?
Soprattutto, si incoraggia la presentazione di papers che esplorino come la musica abbia contribuito alla versatilità delle città del XX secolo, agli usi del luogo e del tempo urbano e alle ibridazioni culturali emerse dall’incontro tra suoni, spazi e corpi.


5.8 Versatilità e Memoria: dalla materia al patrimonio. Ripensare le relazioni tra Città ed Ecologie

Coordinatori: Francesca Romana Fiano (Università degli Studi di Ferrara); Sara Radi Ahmed (Università di Roma la Sapienza); Cecilia Daniele (Università di Roma la Sapienza)
Email: francescaromana.fiano@unife.it

Descrizione sessione

Nel corso della storia, le risorse naturali hanno svolto un ruolo fondamentale nella conformazione dei paesaggi urbani, costituendo non solo la base materiale dell’ambiente costruito, ma anche il motore economico di processi artigianali, reti di scambio e rotte commerciali. I paesaggi estrattivi e le infrastrutture industriali che ne sono derivate hanno a lungo messo in relazione città e i territori circostanti, strutturando modelli di sviluppo urbano, produttivi, demografici e culturali. Questi processi hanno ridefinito nel tempo le geografie produttive e sociali delle città, creando spazi di convergenza in cui materiali, lavoro e saperi si sono intrecciati. Oggi, anche laddove queste economie estrattive risultano obsolete, i loro siti e infrastrutture offrono nuove opportunità di valorizzazione patrimoniale, promozione culturale e coesione sociale. Superando le narrazioni dominanti legate al capitale estrattivo, questi paesaggi possono generare forme di affezione, cura e presa in carico, stimolando nuove responsabilità culturali e ambientali.
Questa sessione privilegia l’indagine sulla natura mutevole e poliedrica di questi spazi, con particolare attenzione ai paesaggi soggetti a cicli di trasformazione, estrazione e riconversione. L’invito è aperto a contributi che esaminino il potenziale della mappatura performativa, dell’ecologia politica e delle cartografie partecipative nel rivelare le stratificazioni storiche e il sistema di relazioni ecologiche in evoluzione nei sistemi urbani in continuo mutamento.
Offrendo una convergenza alle ricerche che analizzano le dinamiche di interazione tra attori umani e non umani che avvengono in questi spazi — che siano plasmati dall’estrazione delle risorse, da cicli stagionali o da transizioni socio-politiche – alcuni dei quesiti che poniamo sono: come possono i metodi di lavoro partecipativi documentare e reinterpretare queste trasformazioni spaziali? Quale ruolo può assumere la mappatura collettiva nel racconto delle dimensioni e relazioni ecologiche e sociali di ambienti urbani versatili?
Incoraggiamo a una riflessione collettiva autrici e autori che utilizzano cartografie sperimentali, narrazioni di matrice ecologica, workshop e mappature di comunità e strumenti digitali per indagare le molteplici identità fluide dei paesaggi urbani. Attraverso il dialogo tra storia urbana, discipline ambientali e ricerca progettuale, questa sessione intende sviluppare nuovi quadri di riferimento per comprendere l’intersezione tra performatività, ecologia e adattabilità urbana.


5.9 Spazi urbani mutevoli, variabili e sovrapponibili. Prospettive critiche e processi di trasformazione nella città contemporanea

Coordinatori: Francesca Schepis (Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria); Maria Rossana Caniglia (Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria); Lidia Errante (Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria)
Email: francesca.schepis@unirc.it

Descrizione sessione

«Spàzio s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali» (https://www.treccani.it/vocabolario/spazio/).

Le dinamiche di trasformazione della città storica, avvenute nel corso del tempo, hanno portato talvolta a radicali mutamenti della sua struttura originaria, in termini spaziali e funzionali, e nei suoi valori semantici e politici. Gli elementi deputati a definirla nella sua sostanza fisica – strade e slarghi, isolati e piazze – sono cambiati nel loro uso insieme alle comunità che li abitano.
Nella contemporaneità, lo spazio urbano – sia esso definito da un progetto o esito spontaneo di un processo morfogenetico – contiene e al tempo stesso connette le dimensioni di pubblico e privato, di concreto e simbolico, di passato e presente. Lo spazio così definito, risultato di molteplici stratificazioni, può essere considerato un vero e proprio palinsesto (Corboz, 1985), un ecosistema architettonico, urbano e paesaggistico complesso dove «il tempo è l’ordine della successione e lo spazio è l’ordine della compresenza» (Leibniz, 1663-1671).
Quando luogo fisico e vita pubblica coincidono nella sfera collettiva, gruppi sociali diversi ed eterogenei convivono, evidenziando e valorizzando le loro differenze e, spesso, trovando in pratiche spontanee o compartecipate modi inattesi ed efficaci di trasformazione dei luoghi. Se, invece, non si verificano le succitate condizioni, lo spazio urbano della collettività viene meno, lasciando il posto allo «spazio critico» (Virilio, 1988), in cui l’intreccio tra vulnerabilità sociali, fragilità ambientali e assenza di adeguati standard di abitabilità, potrebbe alimentare forme di discriminazione. Tali complesse dinamiche si ritrovano nella dimensione dello urban design, della misura architettonica nel rapporto edificio/piazza, del quartiere, della città fino alla scena del paesaggio urbano.
La sessione intende proporre una lettura interdisciplinare e transdisciplinare (storia dell’architettura, progettazione architettonica, design, urbanistica, antropologia, sociologia, etc.) degli spazi urbani – mutevoli, variabili e sovrapponibili – attraverso processi di trasformazione in cui coesistono funzioni della città storica e contemporanea, usi programmati e spontanei, attività stabili e temporanee.


5.10 Custodire il patrimonio emozionale: memoria collettiva e adattabilità dello spazio urbano

Coordinatori: Paola Buccaro (Università degli Studi di Napoli Federico II); Francesca Iarrusso (Università degli Studi di Napoli Federico II)
Email: buccaro.paola@gmail.com

Descrizione sessione

La rapidità dei cambiamenti che caratterizzano il contesto urbano attuale – fra evoluzioni tecnologiche, fenomeni migratori, trasformazioni sociali e culturali – solleva interrogativi cruciali: come preservare l’identità dei luoghi senza congelarli nel passato o in usi specifici? E come consentire che questi si evolvano in modo fluido accogliendo usi ed esigenze in continua evoluzione?
La sessione si propone di partire da tali interrogativi per analizzare il delicato rapporto che intercorre tra progetto e memoria, intesa come patrimonio immateriale collettivo e risorsa per il futuro.
Se è vero che le città sono sempre state essenzialmente terreno di incontro tra esperienze e visioni diverse in un processo di cambiamento continuo, è altrettanto vero che il ritmo accelerato con cui questo processo avviene nella contemporaneità rischia di indebolire quello che gli architetti spagnoli Flores e Prats definiscono “Patrimonio Emozionale”. Tale espressione si riferisce all’insieme di dati intangibili che costruiscono l’identità di un luogo attraverso i suoi mutevoli usi e su cui si radicano le memorie collettive di cui edifici e città sono portatori.
Gli spazi e le città, infatti, hanno la capacità di raccontare direttamente, come un palinsesto, tutte le attività che hanno accolto: parlano di un comportamento sociale, di un modo di usare la materia, e più in generale di un modo di abitare. Tale poliedricità si esprime non solo nelle modificazioni fisiche del costruito, ma anche nei segni e nelle tracce che ne rivelano gli usi, effimeri o duraturi, intrecciando le diverse storie e relazioni che i luoghi hanno ospitato.
La versatilità, dunque, intesa come disponibilità al cambiamento, può essere un’opportunità per costruire una narrazione degli spazi che non sia nostalgica del passato, ma risorsa viva per il futuro.

La sessione intende inoltre indagare il ruolo e le possibilità delle diverse discipline di leggere, interpretare e progettare il rapporto tra eredità dei luoghi e variazione degli usi, tra ambiguità funzionale e capacità del tempo di accumulare narrazioni.
Saranno auspicabili approcci interpretativi che mettano in evidenza casi studio in cui la preservazione dell’identità e l’adattamento alle nuove esigenze siano stati integrati in modo innovativo e sensibile. L’obiettivo sarà quello di mettere in luce i processi di cura dei luoghi che incrociano sentimenti e valori radicati in un territorio e che consentono la costruzione di scenari futuri in cui l’architettura si riveli non solo reattiva ai cambiamenti, ma anche capace di anticipare e facilitare le trasformazioni. La sessione punterà ad accogliere contributi che analizzino come l’inserimento del patrimonio emozionale nel processo progettuale possa costruire legami duraturi tra passato, presente e futuro, affinché la città continui a essere un crocevia di esperienze per le generazioni a venire.


5.11 Ville di età moderna come crocevia della versatilità nella città contemporanea. Mutazioni e permanenze per una lettura delle qualità dei luoghi urbani.

Coordinatori: Maria Gabriella Pezone (Università della Campania Luigi Vanvitelli); Maria Teresa Como (Università Suor Orsola Benincasa); Giuseppe Pignatelli Spinazzola (Università della Campania Luigi Vanvitelli)
Email: mariagabriella.pezone@unicampania.it

Descrizione sessione

Le ville, i casini di delizie, le masserie nei poderi, progettate o adattate per ospitare il signore, furono insediate, dalla ripresa del modello antico nel Quattrocento e per tutta l’età moderna, ai “contorni” della città storica, nelle fasce perimetrali extra moenia o lungo i bordi delle vie di uscita dal centro urbano, ma sempre in luoghi dal marcato carattere identitario, per una peculiare condizione paesaggistica, per la presenza di memorie dell’Antico e/o di risorse naturali presenti.
Proprio perché nato per il godimento degli aspetti naturali e paesaggistici dei luoghi, nella lettura e inclusione di peculiarità geologiche e antiche preesistenze – in sintesi Natura e Antichità –, il complesso architettonico della villa e delle aree aperte di pertinenza, appare quasi sempre modellato in spazi, figure e direttrici definiti da un’ancestrale e indissolubile relazione con i luoghi.
Nello svolgersi del tempo e della storia queste peculiari architetture sono state gradualmente inglobate nel tessuto urbano dalla progressiva estensione della città e alterate spesso da nuove funzioni. Modificazioni variamente radicali hanno interessato gli originari impianti, trasformati in complessi conventuali, in palazzi/condomini per abitazioni, edifici di pubblica utilità, moderni parchi urbani, infrastrutture pubbliche, facendone snodi interessanti della mutevolezza e poliedricità delle città storiche.
La lettura delle aggiunte e delle sottrazioni edilizie di tali profonde trasformazioni, il riconoscimento dei tipi di alterazione e soprattutto l’identificazione di eventuali permanenze consentono nuove e inedite letture delle forme di stratificazione del palinsesto urbano in parti significative della città contemporanea.
La sessione è interessata a proposte che intendano riflettere sulle modalità con le quali queste singolari preesistenze abbiano influito sulle linee di crescita della città. Proposte che, partendo dall’approfondimento dei singoli casi, provino a far emergere in che modo nella città contemporanea quei progetti nati per godimento e la contemplazione della bellezza siano ancora presenti, nascosti o definitivamente cancellati. Si ritiene di grande interesse provare, attraverso queste analisi, a rintracciare, nei contesti presi in esame, la radice storica delle qualità urbane ancora presenti, con l’obiettivo finale di leggere identità, contenuti e valori necessari all’uso e al governo consapevoli del territorio nella città contemporanea.


5.12 Memorie e patrimonio al crocevia: navigare il cambiamento in luoghi, spazi e valori culturali

Coordinatori: Marie-Paule Jungblut (University of Luxembourg); Rosa Tamborrino (Politecnico di Torino)
Email: marie-paule.jungblut@uni.lu

Descrizione sessione

Questa sessione esplora l’interazione tra la costruzione del patrimonio e la natura mutevole delle città come spazi versatili di convergenza culturale. Esamina come spazi urbani, edifici, monumenti e memoriali si trasformino in luoghi di interazione, adattamento e cambiamento. Considerando sia i valori tangibili che intangibili – dalle strutture storiche alle tradizioni culturali – la sessione indaga come gli ambienti urbani diventino crocevia di narrazioni e identità in evoluzione.
Concentrandosi su come memorie culturali e patrimonio riflettano e rispondano alla fluidità urbana, la sessione analizza diversi periodi e l’intersezione tra comunità, funzioni e strategie nel tempo. Particolare attenzione sarà dedicata alle dimensioni etiche e politiche, tra cui appropriazione culturale, restituzione e l’influenza della globalizzazione sulle narrazioni patrimoniali.
Si invitano i relatori a presentare casi studio emblematici che dimostrino come il valore culturale urbano si adatti ai cambiamenti strutturali e sociali. I contributi dovrebbero esaminare il ruolo di istituzioni, comunità e decisori politici nella costruzione delle narrazioni storiche e nella promozione della diversità culturale. Sono particolarmente benvenuti i casi studio che integrano una prospettiva di genere.
Domande chiave includono:

• In che modo l’evoluzione degli spazi urbani influenza il patrimonio e la memoria collettiva?
• In quali forme i luoghi urbani versatili condensano valori attuali e ridefiniscono il significato culturale del passato?
• Come i processi di patrimonializzazione favoriscono la diversità culturale nelle città storicamente versatili?
• Qual è il ruolo dei diritti culturali nella conservazione e rivitalizzazione del patrimonio nelle comunità urbane diversificate?
• In che modo i dibattiti sul patrimonio contestato – come la restituzione e l’appropriazione culturale – plasmano le identità urbane?

Collocando memoria e patrimonio nel contesto della versatilità urbana, la sessione evidenzia le intersezioni tra stratificazioni storiche e città come spazi vivi di diversità e innovazione. Questa prospettiva contribuisce a una comprensione più ricca di come le memorie collettive e il patrimonio si adattino costantemente e informino le identità urbane in evoluzione.


5.13 La città crocevia della memoria viva. Presente urbano e archeologia

Coordinatori: Antonino Margagliotta (Università degli Studi di Palermo)
Email: antonino.margagliotta@unipa.it

Descrizione sessione

La contemporaneità, con le sue complessità e necessità, impone una riflessione sulla costruzione della città e sul ruolo del patrimonio archeologico per generare nuovi ordini e relazioni nello spazio del presente. In questo modo, la città diventa crocevia della memoria nel superamento di una ormai inattuale dicotomia e separatezza tra luoghi dell’archeologia e spazi del vissuto attuale.
Guardando a recenti esperienze internazionali risulta chiaro come le città stiano vivendo una transizione indirizzata verso una società sostenibile fondata sull’innovazione, l’educazione e la ricerca, in cui il sistema culturale (compreso il patrimonio archeologico e architettonico) diventa più “aperto”, dialogico e connesso con tutto quanto esso interagisce, per incidere come propulsore di sviluppo e rigenerazione urbana (in linea con quanto previsto dalle convenzioni internazionali come l’Agenda ONU 2030, la Convenzione di Faro, etc.).
Gli ultimi trent’anni hanno visto un ampio dibattito culturale sui temi della conservazione e rifunzionalizzazione del patrimonio archeologico e i modi di interagire con esso nei contesti della contemporaneità. «Lo spazio archeologico – scrive Yannis Tsiomis, ragionando sull’Agorà di Atene – non è, e non deve essere, una zona asettica per il consumo turistico, ma deve appartenere alla città. Lo spazio archeologico ha certo una sua specificità e richiede un tipo di trattamento che si lega alla ricerca archeologica. Tuttavia, il vero problema che l’architetto deve affrontare è l’articolazione tra lo spazio- città e lo spazio archeologico. È proprio sui modi di una possibile continuità tra spazio pubblico e spazio archeologico, sulle soglie e i limiti che distinguono l’uno dall’altro, che si giocano i destini della città contemporanea e delle sue parti più antiche».
Il progetto di architettura, allora, attraverso la reinterpretazione e l’attualizzazione della memoria, diventa uno strumento capace di unire storia e presente, contemplazione e fruizione interrogandosi criticamente sull’attuale significato di tali preesistenze per restituire alla città e alla società spazi di qualità e bellezza attraverso la definizione di nuovi ordini e relazioni.


5.14 Riconfigurare la città come spazio ludico

Coordinatori: Giulia Conti (Università di Modena e Reggio Emilia); Federico Montanari (Università di Modena e Reggio Emilia)
Email: giulia.conti@unimore.it

Descrizione sessione

Le città sono sempre state luoghi di trasformazione, dove le interazioni umane, la cultura, le pratiche sociali e le politiche urbane hanno modellato e ridefinito gli spazi nel corso del tempo. Dalla nascita dei primi insediamenti urbani, passando per le grandi rivoluzioni industriali e le esperimentazioni architettoniche moderne, fino ad arrivare alle più recenti sfide legate alla sostenibilità e alla digitalizzazione, la città ha vissuto un continuo processo di rinnovamento. Oggi, l’introduzione di pratiche ludiche e tecnologie digitali, come la gamification e la realtà aumentata (AR), si inserisce in un contesto storico in cui l’urbanistica e la partecipazione civica sono sempre state inseparabili.
Le cosiddette playable cities (città giocabili), dove la tecnologia abilita esperienze interattive e gamificate, rappresentano una nuova fase nella lunga evoluzione della città come spazio di socializzazione e partecipazione. Come osservato da De Lange (2015), questi spazi trasformano le città in ambienti in cui la storia urbana può essere reinterpretata e rivisitata attraverso il gioco, diventando un mezzo per riflettere sulle pratiche e le dinamiche sociali del passato mentre si costruisce il futuro. Il gioco, in questo contesto, non è solo un’attività di svago, ma un potente strumento di critica e di generazione, capace di riscoprire le radici della città e di stimolare nuovi modi di interazione con lo spazio pubblico.
Gli interventi artistici interattivi e i giochi urbani non sono soltanto una risposta alle esigenze della contemporaneità, ma sono anche il frutto di una lunga tradizione di esperimentazione nelle città, che affonda le sue radici nei primi tentativi di rinnovamento urbano e nelle pratiche di riqualificazione delle aree urbane marginali. In tal senso, le città ludiche offrono ai cittadini l’opportunità di partecipare attivamente alla trasformazione dei luoghi che abitano, dando vita a esperienze collettive che riscrivono la storia urbana attraverso la co-creazione di nuovi significati.
Mentre i processi di rigenerazione urbana si sono storicamente concentrati sulla riqualificazione delle infrastrutture e sul miglioramento delle condizioni di vita, questa sessione intende esplorare come l’approccio ludico—nelle sue molteplici forme—possa rappresentare un motore altrettanto potente per il rinnovamento sociale e culturale delle città. Le città gamificate non solo favoriscono nuove modalità di interazione con lo spazio pubblico, ma rafforzano anche il senso di comunità e di identità collettiva (Lange, 2018; Seixas, 2021), riscoprendo il legame tra il passato e il presente delle nostre città.
Alcuni tra i temi di interesse che si intende approfondire includono:
● L’evoluzione storica degli spazi urbani ludici e la loro influenza sulle dinamiche sociali
● Il ruolo del gioco nella ricostruzione delle connessioni sociali e della memoria collettiva
● La visibilità e invisibilità del gioco urbano nella storia delle città
● L’impatto dell’arte partecipativa sulla coesione e l’identità collettiva nelle diverse epoche storiche
● L’uso della gamification per affrontare le sfide ambientali e storiche della città
● La riqualificazione sociale ed emozionale della città attraverso pratiche ludiche e artistiche: un’analisi storica
● Processi di riappropriazione e rivitalizzazione dello spazio pubblico in relazione alla memoria urbana
● Il gioco come strumento di negoziazione del conflitto urbano: passato, presente e futuro.
● Parchi, spazi urbani e gioco come luoghi di negoziazione del conflitto.


5.15 Interni a cielo aperto. Per una identità mutevole degli spazi aperti della città

Coordinatori: Claudia Pirina (Università degli Studi di Udine); Giovanni Comi (Università degli Studi di Udine); Vincenzo d’Abramo (Università degli Studi di Udine)
Email: claudia.pirina@uniud.it

Descrizione sessione

All’interno della città contemporanea gli spazi aperti assumono con sempre maggior frequenza il ruolo di luoghi mutevoli, instabili, dal carattere “ibrido”, che si configurano non tanto come una scena fissa quanto come una sequenza teatrale di scenografie in attesa di “montaggio”. Luoghi che ammettono, anzi stimolano una trasformazione nel tempo sia in relazione alle diverse esigenze d’uso (mercati rionali, spazi per la socialità e lo sport) sia in ragione di un “adattamento” della città a possibili rischi ambientali e ai cambiamenti climatici (water squares, rain gardens, ecc.), sia in conseguenza di una condizione oscillatoria di flussi di persone in transito, come nel caso di ambiti urbani contermini alle principali infrastrutture (stazioni, autostazioni, metro, ecc.) che spesso presentano forti caratteri di marginalità.
Rispetto a questi temi che spesso si innestano in una lettura contingente della realtà, si rende necessario introdurre una prospettiva più profonda che interroghi la storia urbana dei luoghi alla ricerca di una misura e di una strategia dell’intervento che coniughi la nozione di flessibilità con quella di progettualità/processualità. Infatti, interrogarsi su questi processi di adattabilità e sulle possibili conseguenze o attriti che derivano dal loro confrontarsi con il carattere dei luoghi può offrire spunti ulteriori per guardare alla storia urbana da prospettive inedite. Si tratta di sottoporre a valutazione critica il disegno degli spazi aperti considerandolo attraverso una duplice chiave interpretativa, spaziale e temporale, per fare degli spazi della città luoghi adibiti a usi molteplici in grado non solo di coniugare attività diverse a seconda delle necessità, ma contemporaneamente di promuovere modi alternativi e versatili di abitare.
La sessione accoglie riflessioni teoriche, esperienze di ricerca e proposte progettuali interessate ad approfondire i molteplici e talvolta antitetici significati che la versatilità assume, in termini urbani e architettonici, come possibili percorsi di reinvenzione di una qualità urbana lontana da interventi di arredo, che mostrano un progressivo sradicamento dai luoghi come esito di un venire meno del loro carattere e della capacità di immaginarli oltre la contingenza. Per evitare una riduzione del progetto dello spazio pubblico a disegno di oggetti isolati incapaci di una reale riscrittura critica, si sollecitano interventi che pongano anche l’attenzione sul necessario dialogo, oggi per molti versi assente, tra spazio interno e spazio esterno nella sua valenza di “interno a cielo aperto”, in una continua messa in relazione con l’edificato riconsiderato e risemantizzato, accogliendo le nuove valenze di cui il tempo e le fruizioni diverse lo hanno reso testimone.


Il XII Congresso AISU (Palermo, 10-13 settembre 2025) è organizzato da